La bellezza del furgone

Metti un giovedì qualsiasi di novembre. Stai seduta alla scrivania, la faccia dentro il PC. Arriva il corriere sudamericano con i pacchi delle bombolette spray. Indugia mentre scarica gli scatoloni. Non ha fretta, stranamente.

“Io vi conosco”, dice. “Mi avete aiutato qualche anno fa. Sono stato da voi per un po’ di tempo, mi avete aiutato ad avere i documenti in regola e a trovare un lavoro. Lavoravo in un ristorante, mi piaceva. Poi il ristorante ha chiuso per la pandemia e ora lavoro da solo. Non divento ricco, ma ho quello che mi serve per vivere e sono contento. Senza di voi non so se sarebbe andata bene. Vi voglio ringraziare perché avete fatto cose importanti per me e non so che cosa sarebbe successo senza di voi”.

Josè, Salvador. Maschio, di origine straniera, 35 anni circa, un volto qualsiasi dentro un furgone da padroncino. Avrebbe potuto essere chiunque, una delle tante persone che passa dall’ufficio a consegnare cose a caso che servono sempre; una delle tante persone che vediamo parcheggiate con il furgone in settima fila sui marciapiedi, accostati per effettuare le consegne.

Invece Josè aveva qualcosa di diverso: era stato accolto dalla mia cooperativa, proprio da noi.

Uno come tanti che negli anni sono arrivati, migranti sfruttati sul lavoro, senza diritti, senza documenti, quasi senza speranza, ma con molti sogni.

Truffato per potersi regolarizzare, insieme ad altri 12, era arrivato a seguito di un’indagine della Polizia di stato. Vittima di sfruttamento lavorativo, di estorsione e truffa. Perfetto per essere accolto in un programma di protezione sociale.

È il nostro lavoro, quello di tutti i giorni: accogli le persone, le sostieni per poter avere il permesso di soggiorno perché ne hanno diritto, costruisci con loro un pezzetto di futuro. La scuola di italiano, la formazione professionale, i tirocini, la ricerca del lavoro.

Josè ha avuto pazienza, la pazienza di chi vuole realizzare il suo sogno di vita migliore, il desiderio di poter essere felice senza dover chiedere il permesso, senza dover pagare lo scotto di quelli “nati dalla parte sbagliata del mondo”, per i quali sembra che le opportunità debbano sempre essere condizionate dalle volontà di quelli “nati dalla parte giusta del mondo”.

Ha percorso passo passo la strada del suo sogno; ha aderito ad un progetto concreto, fatto di fatica e impegno, a volte di senso di fallimento, a volte di libertà.

Ce l’ha fatta, a modo suo, con le sue risorse e sfruttando le opportunità che gli sono state messe a disposizione.

Non capita spesso che le persone che abbiamo accolto ricompaiano; quando diciamo “a volte ritornano”, non è un bel ritorno; ritornano quelli che non ce la fanno, che trovano ostacoli che non riescono ad affrontare, ritornano quelli che si sentono fallire.

Questa volta il ritorno è felice: “Vi voglio ringraziare, per le cose importanti che avete fatto per me”. Le parole più belle. Le parole che indicano che quello che fai è utile per le persone, che le persone hanno davvero un’opportunità e che la sanno cogliere, che le sanno dare valore. E a volte il valore che hanno supera di molto quello che noi operatori siamo capaci di immaginare.

Una sera mia figlia intervistandomi per un compito di scuola mi ha chiesto che cosa mi piacesse del mio lavoro.

Questo mi piace, le storie come quella di Josè. Sapere che abbiamo dato un’opportunità a delle persone, che quell’opportunità ha cambiato in meglio la vita di qualcuno, che l’ha fatta svoltare. Che questo lavoro ha un senso.

Un senso di futuro, possibilità e bellezza.

Partita dal contrasto ai processi di emarginazione negli anni ’80, Cooperativa Lotta è cresciuta, ha attraversato le sfide e le novità dei cambiamenti sociali e del welfare regionale e nazionale diventando una realtà multiforme che interviene nei settori delle dipendenze e consumi giovanili, salute mentale, disabilità, protagonismo giovanile, vulnerabilità sociale, maltrattamento, infanzia, immigrazione e tratta degli esseri umani, scuola, Hiv, penale minorile, esecuzione penale interna ed esterna. Lavora nelle aree territoriali di Milano, Monza e Brianza, Varese, Sondrio, Como, Brescia e Piacenza, coniugando le sue pratiche di intervento con i bisogni e le culture operative dei territori, reinterpretando in chiave contemporanea la spinta etica e ideale di costruire la possibilità di diritto di cittadinanza delle persone più vulnerabili e fragili e di dare un contributo alle – e con – le giovani generazioni per un mondo più giusto, equo e sostenibile per tutti.

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