Elza Daga: “Ricostruiamo un patto di fiducia tra di noi”

Abbiamo scelto di celebrare il Cinquantennale di Comin e il quarantennale di Diapason insieme; tante negli anni sono le collaborazioni, le appartenenze comuni, la sintonia di intenti. E poi siamo fratelli di CNCA.

Quello di oggi, però, non è un momento di celebrazione. Per spiegare il perché parto dal nome che abbiamo voluto dare a questo momento: “Noi siamo Repubblica”. La legge 381/91 recita che “Le cooperative sociali hanno lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione dei cittadini”.

Dunque siamo incaricati di pubblico esercizio. Lavoriamo per costruire bene comune. Lo facciamo con i cittadini, non solo coloro che hanno bisogno, che sono destinatari dei nostri progetti, ma anche quelli che vogliono contribuire. E sono tanti. Noi, tutti insieme, siamo Repubblica.

Siamo Repubblica da sempre al fianco delle Istituzioni, in particolare delle Amministrazioni locali. Ma spesso non siamo percepiti in questo modo, soprattutto da queste ultime. Spesso proprio le amministrazioni locali guardano a noi con diffidenza.

Oggi, quindi, non vogliamo celebrare i tanti anni di storia positiva, pure presenti e ricchi, ma vogliamo andare a guardare e nominare gli spigoli, le incongruenze, le fatiche di questa lunga collaborazione, in particolare con il Comune di Milano. Perché sentiamo che la qualità di questa collaborazione ha bisogno di essere radicalmente riscritta.

Dobbiamo farlo perché quello che andiamo a guardare oggi è un sistema in crisi: le nostre organizzazioni sono in grandissima sofferenza e sovente lo sono anche le Amministrazioni locali. E soprattutto non riusciamo a garantire ai cittadini i fondamentali diritti sociali. Spesso nella sostanza ci viene chiesto di occuparci degli scarti del turbocapitalismo, del quale, peraltro, facciamo parte anche noi come categoria di lavoratori del sociale.

Abbiamo dunque bisogno di parlarci, di confrontarci, in modo anche ruvido se è necessario.

È necessario ricostruire un patto di fiducia tra noi, rifare un contratto. Oggi, dunque, siamo proprio qui, nella sede del Comune e vogliamo uscire da qui con un piano di lavoro condiviso. La costituzione di un tavolo di lavoro che ci veda seduti insieme a costruire nuove prassi di collaborazione per superare questa crisi.

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