CNCA Lombardia si unisce alla richiesta urgente di incontro inviata al prefetto di Milano, Claudio Sgaraglia, da diverse organizzazioni attive sul territorio, a seguito delle recenti operazioni interforze nei quartieri popolari di ERP San Siro, Giambellino/Lorenteggio e Baggio.
L’ultimo blitz risale a martedì 16 dicembre, in via Quarti a Baggio, con lo sgombero di nove appartamenti e il distacco delle utenze di luce e gas in pieno inverno.
“Le azioni si stanno susseguendo. Quello a cui assistiamo è una criminalizzazione indiscriminata nei confronti degli abitanti dei quartieri popolari. Una modalità terrorizzante che non aiuta nessuno e che, al contrario, rischia di vanificare tutto il lavoro che le reti territoriali hanno portato avanti in questi anni”, spiega Luca Sansone, del Laboratorio di Quartiere Giambellino–Lorenteggio e operatore di Azione Solidale.
Percorsi di tutela messi a rischio
Durante un blitz avvenuto a fine novembre in via degli Apuli, un uomo con disabilità e fragilità psichiatrica riconosciuta è stato sgomberato perché al momento dei controlli non si trovava in casa, ma era in visita alla madre. Al suo rientro l’abitazione era stata svuotata e blindata.
“In poche ore si è rischiato di far saltare un intero percorso costruito insieme a lui. Lo sgombero è stato un trauma e anche il suo incarico lavorativo ora è a rischio. Senza una casa non si può lavorare”.
Il taglio delle utenze rappresenta un’ulteriore forma di pressione sulle famiglie rimaste, insieme alle minacce di denuncia, spingendole di fatto ad abbandonare gli alloggi.
Politiche securitarie e diritto all’abitare
Per lungo tempo le operazioni securitarie sono state presentate come l’unica soluzione per contrastare l’occupazione abusiva delle case popolari. Si è così scelto di ignorare i percorsi di tutela per le famiglie in stato di necessità, spesso descritte in modo distorto come “colpevoli”.
In realtà si tratta di persone che vivono condizioni di estrema fragilità e che occupano un alloggio come ultima possibilità per non finire in strada. Sono individui che avrebbero bisogno di risposte strutturali, ma che ricevono sempre meno sostegno a causa dei continui tagli alle politiche pubbliche per la casa.
Case popolari vuote e famiglie divise
Gli immobili coinvolti nei blitz sono case popolari gestite da Aler e quindi di competenza di Regione Lombardia. Per anni molti di questi alloggi sono rimasti vuoti e inutilizzati: solo nel quartiere Giambellino si stima che circa un quarto delle abitazioni non sia assegnato, alimentando il fenomeno delle occupazioni.
L’alternativa più frequentemente proposta dalle istituzioni a chi viene sfrattato è la separazione dei nuclei familiari: madri e figli minori in comunità, padri e figli maggiorenni lasciati senza soluzioni. Una scelta che aumenta marginalità e isolamento sociale.
Le richieste alle istituzioni
Le realtà coinvolte chiedono:
l’assegnazione di tutti gli alloggi popolari disponibili;
nuove risorse per la riqualificazione del patrimonio ERP a Milano;
la revisione dell’articolo 23, comma 13, della legge regionale 16/2016, che con una recente modifica ha eliminato la possibilità per le famiglie senza contratto, ma in stato di necessità, di rientrare in un percorso di legalità abitativa.
A seguito di questa modifica normativa, chi vive in un alloggio senza contratto non viene più valutato per la propria condizione di bisogno, ma esclusivamente come “colpevole”, senza alcuna possibilità di ricevere supporto.