Siamo animali sociali

La Fondazione Somaschi, da oltre 500 anni, sull’esempio di San Girolamo Emiliani, offre accoglienza e aiuto alle persone più vulnerabili. Ai Padri Somaschi si sono aggiunti, nel tempo, educatori e volontari e nel 2011 è nata Fondazione Somaschi.

L’uomo si realizza attraverso le relazioni con l’altro e questo aspetto sta alla base di ogni tipo di azione pedagogica orientata in primo luogo alla persona.

Nasciamo e ci muoviamo nel mondo, fin da piccoli, con la necessità di creare reti e legami formali e informali che ci permettano di realizzare i nostri obiettivi di vita, personali, lavorativi,… Risulta quindi impensabile procedere e raggiungere risultati senza che ognuno possa concorrere con il proprio bagaglio di esperienze, strumenti e risorse.

Chi lavora nel sociale conosce molto bene la parola “rete”, che in senso stretto e professionale può essere definita come l’insieme di servizi che hanno in carico la persona che per un motivo o per l’altro si trova a dover affrontare anche un momento della vita di enorme complessità. Di uguale importanza parliamo di “rete” anche riferendoci a un contesto più informale, famigliare, amicale e di supporto interpersonale.

Sarebbe tuttavia da interrogarsi su diversi aspetti: in primo luogo la rete informale dovrebbe essere considerata di pari importanza a quella formale. Non è sufficiente infatti fornire strumenti se poi l’individuo si trova a gestirli nella propria solitudine e abbandono. La cura dell’individuo nella sua totalità, che tende a un concetto di benessere, non può prescindere dalla cura del contesto e dalle relazioni in cui poi si trova inserito; quante volte ci siamo resi conto che la solitudine danneggia le persone, ancora di più di un problema economico o di mancanza di risorse concrete.

Il concetto di rete non deve però essere solo la somma di professionisti e istituzioni che mettono in campo servizi, risorse e strumenti, che mantengono il proprio campo di intervento e la specifica responsabilità, bensì si dovrebbe sempre più tendere a considerarsi come un corpo unico che interagisce per raggiungere la forma migliore di supporto in ottica di lavoro condiviso e progettualità.

In un mondo in cui la solitudine e l’individualismo sono alla base delle problematiche psicosociali di una persona, diventa questo il focus centrale nell’intervento di rete e di attenzione e cura.

Martina Ziglioli
Responsabile Casa Rifugio Antigone
Fondazione Somaschi Onlus

Quanto basta per Vera

QuBì è un progetto per l’attivazione di reti territoriali di prossimità a sostegno delle famiglie povere con figli minorenni, nato a fine del 2018 in 23 quartieri periferici di Milano.

Le reti QuBì sono state finanziate per cinque anni da diverse Fondazioni, principalmente da Cariplo e Vismara. Dato il successo dell’esperienza, il Comune di Milano ha scelto di subentrare alle Fondazioni nel rapporto con le reti QuBì ormai consolidate ed ha avviato una co-progettazione per implementare questa esperienza, traghettandola dalla dimensione dei quartieri a quella dei Municipi cittadini.

La Cooperativa Sociale Diapason, da sempre attiva nel territorio del Municipio 9, è stata per cinque anni referente della Rete QuBì di Niguarda, attualmente è capofila della rete QuBì del Municipio 9. La storia che raccontiamo è solo un esempio di quello che può fare una rete di prossimità per migliorare i percorsi di vita delle persone in difficoltà.

La storia di Vera

Quando Vera arriva in Italia dalla Colombia nel 2016 è incinta, la sua speranza è di trovare una casa e un lavoro, così che suo marito Carlos e Kevin, il figlio di lui, possano raggiungerla al più presto. Vera ha un foglietto con le indicazioni: si tratta di una mappa per raggiungere Jenny, un’amica disposta ad ospitarla per un paio di settimane, che la mette in contatto con il Centro d’Ascolto della Parrocchia del suo quartiere.

Qui conosce Betta, una volontaria che le dà una mano a trovare subito lavoro come badante a casa di un anziano e le fornisce per i primi tempi un aiuto molto concreto. L’anziano presso cui Vera inizia a lavorare si chiama Mario e si trova bene con lei, perché si prende cura di lui e gli fa compagnia. Anche Vera si trova bene con Mario, perché lui le dà un tetto e un lavoro, ma soprattutto la tratta bene.

Dopo i primi mesi Carlos arriva a Milano insieme al figlio Kevin e poco dopo Carlos, Vera e Kevin vanno a vivere insieme in una stanza presso un connazionale. Nello stesso periodo nasce Jessica, ma le cose col marito non si mettono bene: quando litigano lui diventa aggressivo e anche il rapporto con Kevin è difficile, lui è ormai grande, la conosce poco e non la rispetta.

In breve tempo Vera si separa e rimane sola con la bambina; fortunatamente c’è Mario che può ospitare lei e Jessica. Tra loro tre si stabilisce un buon rapporto, Mario, Vera e la figlia sperimentano un periodo di serenità, Mario è accudito e non si sente più solo, Vera e Jessica si sentono accolte e al sicuro.

Mario, seppur non vecchissimo, è molto malato e viene a mancare nel giugno del 2022. A questo punto il periodo fortunato si interrompe nuovamente.

Subito dopo il funerale Vera viene cacciata di casa dai parenti di Mario, che la lasciano senza un tetto e non le riconoscono nemmeno una liquidazione. Vera e la bambina vagano, ospiti temporanee di conoscenti, ma non c’è spazio per loro, al punto che finiscono a dormire in una tenda canadese sul balcone di un lontano parente, che non permette loro nemmeno l’uso del bagno.

La vita si fa dura per Vera che si arrangia come può e lava la biancheria nei bagni dei bar del quartiere; in questo momento così difficile, senza casa e senza lavoro, con una neonata da crescere, Vera chiede nuovamente aiuto a Betta del Centro d’Ascolto, che per prima cosa le offre un sostegno alimentare ed economico, poi la mette in contatto con la rete QuBì del suo quartiere e con il Servizio Sociale.

La fortuna di incontrare QuBì

La rete QuBì del territorio offre a Vera un sostegno attraverso le diverse competenze: i Custodi Sociali come sempre mettono in campo tutte le proprie conoscenze, per un caso fortunato le trovano una soluzione abitativa temporanea nell’appartamento di un Parroco disponibile in un territorio limitrofo, in questo modo Vera trova una casa senza dover subito pagare l’affitto.

Contemporaneamente, la rete di prossimità di Associazione Ipazia viene a conoscenza della situazione e per prima cosa accoglie Jessica nel Coro, poi attraverso i propri volontari offre a Vera due contratti di lavoro per un impegno complessivo di 25 ore settimanali che le permettono di rinnovare il permesso di soggiorno.

L’Operatrice di Prossimità integra gli aiuti con le risorse del progetto, offre cure dentistiche e visite mediche per Jessica, infine attraverso il Fondo di Quartiere la bambina viene iscritta alle attività estive di nuoto: chi la conosce dice che per lei è una grande gioia.

Betta nel frattempo ha ottenuto per Vera un gratuito patrocinio per far causa alla famiglia dell’anziano da cui lavorava: da poco Vera ha vinto la causa! La famiglia le deve 13.000 € che verranno versati in rate da 400 €.

Per completare il quadro, dobbiamo aggiungere che Jessica ha molte difficoltà di apprendimento, la valutazione della UONPIA sarà comunicata a giorni alle insegnanti della bambina, la piccola parla male mischiando diverse lingue e dialetti ed è così in difficoltà che non è sufficiente farla partecipare a un normale doposcuola. Vera si trova inoltre in difficoltà ad organizzarsi per lavorare quando la figlia è a casa da scuola per malattia o per le festività: anche in questo caso gli aiuti per ora sono arrivati casualmente (e magicamente!) da persone della rete, ma non è garantito che si potrà sempre trovare una soluzione…  Vera sta riprendendo i contatti con Carlos, le operatrici la spingono a chiedergli di assumersi la propria parte di responsabilità per sostenere la figlia.

La situazione di Vera non è del tutto risolta, ma grazie alla rete è stato tracciato un sentiero percorribile.  Vera e la figlia hanno incontrato persone capaci di utilizzare la rete e le risorse del territorio per prendersi cura di loro, e questo è il successo di QuBì.