APS I Tetragonauti è un’associazione formata da un gruppo di persone, professionisti e volontari, con competenze e titoli curricolari in ambito educativo pedagogico ed esperienza marinaresca. Scopo dell’Associazione è realizzare interventi e progetti socio-educativi rivolti a minori in situazione di disagio, di difficoltà e a persone con disabilità: singoli, gruppi e istituzioni che a vario titolo si occupino di problematiche ad essi attinenti.
Reti che si rinnovano per aiutare Marco a immaginare un futuro diverso
“Avevo provato un progetto in un maneggio, ma fare tutti i giorni quindici chilometri in bicicletta sotto il sole estivo era un problema, e poi ero terrorizzato dai cavalli, non ne avevo mai visto uno prima. Allora ho provato con i “100 giorni” in mare“, ma non ci avevo riposto tanta speranza. Pensavo: perché in tutta Italia dovrebbero accettare proprio me?”.
A parlare è Marco (n.d.: nome di fantasia), un ragazzo proveniente dal circuito penale minorile, alle spalle una storia familiare e personale travagliata e il desiderio di guardare al futuro con una nuova prospettiva. Si riferisce all’esperienza socio-educativa di tre mesi in barca a vela per adolescenti con un passato difficile organizzata da I Tetragonauti A.P.S., a cui lui ha partecipato grazie al progetto “A scuola per mare”, co-finanziato da Con i Bambini Impresa Sociale. Francesca, psicologa di Centro Koros A.P.S., associazione di Catania e partner di progetto, spiega come Marco è stato selezionato.
“Marco ha origini straniere, proviene da un piccolo paesino in provincia di Palermo, un contesto di estrema povertà educativa e aveva commesso dei piccoli reati. Per questo l’Ufficio Servizi Sociali Minori ce lo aveva segnalato. Di solito cerchiamo di conoscere a fondo i ragazzi, gli educatori de I Tetragonauti vengono sul territorio e facciamo due mesi di preparazione per avvicinarli all’esperienza. In questo caso non c’è stato il tempo, quindi abbiamo chiesto consiglio alla direttrice del centro professionale per elettricisti che Marco stava frequentando e lei ci ha assicurato che nell’ultimo anno Marco era molto cambiato”.

È la storia, questa, di una collaborazione tra vari servizi di welfare e associazioni socio-educative che operano in diversi contesti sul territorio nazionale e che hanno lavorato assieme per dare una nuova prospettiva di vita a Marco.
“Arrivava da un territorio senza stimoli ed era consapevole che il suo problema principale era proprio il suo paese. Aveva voglia di scappare, ma non aveva mai avuto gli strumenti per farlo, né per immaginarsi un futuro diverso”, racconta Agnese, educatrice de I Tetragonauti.
Quando con Francesca (Centro Koros) dalla Sicilia ha preso prima il treno e poi l’aereo, per lui tutto è stato una prima volta. Parlava solo in dialetto, ma dopo una settimana in barca si relazionava già in italiano (ma anche in romano, ricorda Francesca) con gli altri ragazzi dell’equipaggio.
Quando è salito a bordo non sapeva nuotare, all’inizio nemmeno provava a fare il bagno ed era a disagio quando c’era bel tempo, poi lo ha fatto prima col salvagente, poi con la muta… Dopodiché ha iniziato un corso di immersione conseguendo il brevetto OVD.
Si è reso conto così che anche le cose che non conosceva potevano essere affascinanti. Non aveva mai letto un libro, ma sulla Lady Lauren, la barca de I Tetragonauti, c’è una piccola biblioteca e partendo dai libri per bambini ha iniziato a leggere, arrivando a pensare che “i libri sono come la droga, quando inizi non riesci più a smettere”.
“La più grande sfida dei 100 giorni – ricorda lui – è stata non fumare canne. Smettere di punto in bianco è stato difficile, ma mi ha aiutato che in barca c’è sempre qualcosa da fare per tenersi in movimento, anche solo cambiare il sapone nel bagno”.

Gli operatori de I Tetragonauti e di Centro Koros ricordano quanto fossero preoccupati per il suo ritorno in Sicilia. Inizialmente aveva ripreso ad andare a scuola e spesso aiutava il padre della sua nuova ragazza lavorando come barman. “Questo lo aiutava a non ubriacarsi” dice Francesca, “e ad immaginarsi nel mondo del lavoro”, spiega Agnese: “La sua difficoltà era accettare che il lavoro potesse essere anche faticoso, per questo in passato lo hanno affascinato attività magari illegali, ma poco affaticanti”.
Dopo qualche mese dal suo ritorno a casa Marco ha manifestato nuovamente il desiderio di lasciare la Sicilia e una nuova rete si è messa in moto per proporgli una nuova esperienza, più responsabilizzante, in occasione dell’ultima parte della sua messa alla prova da minorenne. La collaborazione decennale tra I Tetragonauti e Centro Koros ha permesso loro di pensare per Marco a un progetto individualizzato, con un calendario ben definito.
Durante i 100 giorni di navigazione Marco aveva avuto modo di sviluppare una curiosità per il mondo della nautica, mettendosi a disposizione del comandante e cercando video su YouTube nell’ora in cui era permesso utilizzare il cellulare. In occasione della sua messa alla prova avrebbe continuato a nutrire questo interesse lavorando, durante la settimana in un cantiere nautico e svolgendo attività ricreative con i volontari de I Tetragonauti nel week-end.
Dopo le prime reticenze Marco ha colto l’opportunità. Oggi spiega che rispetto ai “cento giorni” la difficoltà più grande è stata per lui non avere più un educatore che ti dice, per esempio, di non bere. “Prima avevo dei limiti – dice – mentre ora cerco di tenere da solo dei limiti mentali”.
Oggi Marco cerca ancora di autogestirsi, perché grazie al successo dell’iniziativa, una volta terminata la messa alla prova per i reati commessi da minore, si è deciso di replicare la proposta per una nuova messa alla prova adulti per reati commessi prima di iniziare il suo percorso di navigazione. Koros e I Tetragonauti hanno quindi collaborato questa volta sia con UDEPE (l’Ufficio esecuzione generale esterna per adulti), che ha convalidato il progetto, sia con La Nave di Carta A.P.S., partner storico del territorio di La Spezia.
“Il mio obiettivo in cantiere è imparare più cose possibili – spiega – come si cambia un rubinetto, come funziona una barca, i vari tipi di vela, i nodi, ci sta un po’ di tutto… qui un po’ da tutti c’è da imparare, grazie a Francesca (n.d.: psicologa di Koros), ora mi spingo a parlare e raccontare cose, grazie a Marco (n.d.: de La Nave di Carta), so fare i nodi nautici, grazie a Massimo (n.d.: comandante de I Tetragonauti) ho imparato le differenze dei fondali”.
Agnese, de I Tetragonauti, spiega che nel corso del mese trascorso su Oloferne, la barca de La Nave di Carta, Marco ha svolto lavori di routine in cantiere, ma ha anche accompagnato studenti e ragazzi con disabilità durante escursioni giornaliere. La difficoltà più grande è stata per lui proprio la conoscenza quotidiana di nuove persone, perché ha sempre avuto difficoltà a relazionarsi con gli altri. Orgoglioso oggi di raccontare la sua storia, lui stesso ricorda la fatica ad aprirsi nei momenti di condivisione durante i “cento giorni”. In quell’occasione, durante la settimana di navigazione integrata prevista, aveva anche conosciuto ragazzi non vedenti e relazionarsi con loro era stato per lui una novità.
Finito il mese con Nave di Carta Marco trascorrerà l’estate nuovamente con I Tetragonauti, svolgendo lavori su Inae (la nuova barca dell’associazione) e navigando con ragazzi con sindrome di down. Non ne ha mai conosciuti prima d’ora, una nuova avventura si prefigura all’orizzonte!
