Storia – Background
Ho 33 anni, mi sono laureato nel 2011 in Scienze dell’Educazione e lavoro da 10 anni in servizi nell’ambito della tutela minori.
Descrizione del mio ruolo
Educatore: prendersi cura e avere in testa e nel cuore i ragazzi con cui si lavora.
Citazione utile a capire il contesto in cui operiamo
Voglio una casa
(Lucilla Galeazzi, Christina Pluhar, Marco Beasley, Gianluigi Trovesi & L’Arpeggiata)
Voglio una casa, la voglio bella
Piena di luce come una stella
Piena di sole e di fortuna
E sopra il tetto spunti la luna
Piena di riso, piena di pianto
Casa ti sogno, ti sogno tanto
Voglio una casa per i ragazzi
Che non sanno mai dove incontrarsi
E per i vecchi, case capienti
Che possano vivere con i parenti
Case non care, per le famiglie
E che ci nascano figli e figlie
Penso che un servizio diventi di qualità quando riesce ad avere il calore di una casa. Penso che spesso il Centro diurno Millemiglia abbia raggiunto questo calore e questo obiettivo.
Che cosa mi ha reso felice/utile
Per stare molto tempo insieme a quelli che vengono etichettati “ragazzi difficili” bisogna imparare a divertirsi con loro. Fare l’educatore deve essere quindi un lavoro dove ci si diverte nello stare insieme e nell’affrontare le giornate, i mesi e gli anni.
Sono felice e mi sento utile quando inseriscono un ragazzo/a al centro diurno e ci viene presentato come difficile, impossibile, fastidioso, agitato, maleducato, arrogante, approfittatore, ladro, psichiatrico, apatico… E insieme ai miei colleghi si inizia a fare il lavoro degli archeologi che con il pennellino, pian piano, tirano via tutta la sabbia e fanno tornare alla luce i tesori.
I tesori in questo caso sono le qualità e le passioni che ogni ragazzo ha o trova. Quando, per dirla alla De André, si riesce a portare a galla “una goccia di splendore” mi sento felice e utile.

Smisurata preghiera
(Fabrizio De André)
Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria
Col suo marchio speciale di speciale disperazione
E tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi
Per consegnare alla morte una goccia di splendore
Di umanità di verità
Che cosa mi preoccupa di più
Mi preoccupa il cinismo ed il disinteresse verso le altre persone. Mi preoccupa l’eccesso di burocrazia, i giochi di potere che purtroppo mi è capitato di incontrare anche nella tutela minori. L’eccessiva burocratizzazione e gerarchia rischia di creare un universo parallelo che allontana le persone dai problemi e non aiuta ciascuno a prendersi la responsabilità delle proprie azioni.
Penso all’adolescenza come una fase di vita dove spesso si è fragili e vulnerabili.
Un mare in burrasca in cui sarebbe auspicabile avere più salvagenti possibili. Mi preoccupa la famiglia mononucleare che si chiude in sé stessa e la frammentazione della rete sociale perché i primi a pagarne le conseguenze sono i più fragili.
Il mio stato d’animo
Complicato
Una situazione che mi sento di condividere
C’era questo ragazzino, che seguivo a casa da qualche mese, che non vedeva il padre, il nonno e la nonna paterni da 10 anni, da quando la madre aveva litigato con il padre. Durante una passeggiata in bicicletta siamo passati nel parco dove, quando aveva quattro anni, veniva portato dal nonno a giocare. In quell’occasione mi ha parlato per la prima volta del padre e del desiderio che aveva di riallacciare i rapporti. Sono stato vicino a lui in tutto il percorso che lo ha portato al riavvicinamento con il padre e i nonni, al primo incontro con loro, ai pranzi settimanali in famiglia e al saluto quando il ragazzo ha deciso di intraprendere un percorso in comunità.
Una storia che mi sento di raccontare
Una sera della scorsa estate ero alla Conad a fare la spesa. Dietro la mascherina della cassiera vedo due occhi familiari che si illuminano quando mi vedono.
Rimango un po’ perplesso e fatico a capire chi è questa donna riccia che mi sorride. Abbassa la mascherina e mi dice con pesante accento bergamasco: “Te sei il Giovanni Birolini, eri il mio educatore quando ero giù al centro diurno! Ma mi riconosci o no? Sono la Fede”. Adesso me la ricordo, anche se ora avrà 24 anni. Penso a quando ne avevo io 24 e facevo l’educatore a ragazzi poco più giovani di me. Lei però è stata la prima utente che ho salutato: dimessa dal servizio perché dopo 6 anni di centro diurno, 14enne, era stata promossa in terza media e sola con le sue gambe sarebbe andata alle scuole superiori.
È stata la prima storia che nel ruolo di educatore ho fatto mia, ho preso a cuore. Ne sono seguite tante e tante altre, a volte penso troppe.
Ogni tanto prima di addormentarmi faccio il gioco di pensare ai nomi di tutti i ragazzi e ragazze, genitori, colleghi, volontari che ho incontrato in questi anni e un po’ mi spavento. Credo però che difficilmente avrei potuto spendere il mio tempo in modo migliore.
Giovanni
Il Consorzio Famiglie e Accoglienza nasce nel 2013 grazie all’unione di tre cooperative che a tutt’oggi rappresentano il cuore pulsante del Consorzio Fa: FAMille, Cascina Paradiso Fa e Fili Intrecciati Fa. Dal 2018 è entrata a far parte del Consorzio anche la Cooperativa Impresa Sociale Ruah. Offriamo servizi di supporto a bambini e madri con figli in situazioni di fragilità, sostegno a ragazzi disabili e reinserimento lavorativo per persone in difficoltà. La sede centrale è a Brignano Gera d’Adda (BG), dove vengono svolte molte delle attività. Inoltre, grazie alle cooperative e alla fitta rete di associazioni che ne fanno parte, operiamo e siamo presenti in tutto il territorio della Bassa Bergamasca e dintorni.
