Fondazione Arché Onlus accompagna i bambini e le famiglie vulnerabili nella costruzione dell’autonomia sociale, abitativa e lavorativa offrendo servizi di supporto e cura. Attraverso l’impegno di volontari e operatori, favorisce la cura dei legami familiari più fragili e lo sviluppo di una comunità più coesa e matura.
L’importanza del lavoro di rete per il benessere delle comunità
“È un super potere essere vulnerabili” canta Vasco Brondi, e queste parole risuonano profondamente quando si pensa all’importanza del lavoro di rete nel settore sociale. La vulnerabilità, spesso vista come una debolezza, può diventare una forza se supportata da una rete solida e interconnessa di enti e persone. Come Fondazione Arché, attraverso le nostre comunità mamma bambino, cerchiamo di rappresentare questa visione, dimostrando come il lavoro di rete possa trasformare vite e comunità.
Nel terzo settore il lavoro di rete tra vari enti è cruciale. La collaborazione tra organizzazioni non profit, istituzioni pubbliche, servizi sanitari, enti locali e altri attori del sociale crea un tessuto di supporto che amplifica l’efficacia degli interventi. Questo approccio collaborativo permette di affrontare le sfide sociali in modo più completo e integrato, rispondendo meglio alle esigenze complesse delle persone.
Ad esempio, nel contesto delle comunità mamma bambino gestite da Arché, il lavoro di rete con i servizi sociali garantisce che le madri e i loro bambini ricevano supporto continuativo e personalizzato. La cooperazione con le scuole, i servizi sanitari e altre organizzazioni del territorio facilita l’accesso a risorse essenziali e promuove il benessere complessivo delle famiglie coinvolte.
Oltre alle reti formali tra enti, le reti informali giocano un ruolo altrettanto cruciale. I legami di amicizia, familiari e di vicinato offrono un sostegno emotivo e pratico che completa l’intervento degli operatori professionali. Queste reti informali aiutano a costruire una comunità solidale, dove le persone si sentono connesse e supportate non solo da istituzioni, ma anche da relazioni personali significative.
In questo contesto il ruolo del volontariato emerge come fondamentale. I volontari non solo offrono tempo e competenze, ma creano anche legami umani preziosi, contribuendo a costruire un senso di appartenenza e comunità. Le storie delle mamme ospiti delle comunità Arché testimoniano spesso quanto queste relazioni possano essere trasformative.
Un esempio significativo della potenza del lavoro di rete è rappresentato dal recente caso di Anaya, una giovane madre africana di 23 anni. Anaya è arrivata a Milano dopo essere stata vittima della tratta. Accolta inizialmente in un centro Caritas in provincia di Lodi, è poi entrata in una Comunità di Fondazione Arché grazie ai Servizi Sociali comunali.
Appena arrivata in Comunità, Anaya era totalmente sfiduciata, e manifestava un comportamento aggressivo sia nei confronti delle altre mamme che degli educatori. Tuttavia, grazie all’assiduo lavoro di rete, Anaya ha iniziato un percorso di trasformazione che l’ha portata a crescere una maggiore fiducia in sé stessa e negli altri, pur mantenendo un carattere non semplice. Parallelamente, sua figlia Jamila, di 8 anni, che inizialmente non parlava e a tavola si limitava a indicare le posate, è stata seguita da un Servizio pubblico di neuropsichiatria infantile, ricevendo anche un prezioso supporto nei compiti da una nostra storica volontaria. Il ruolo dei volontari si è rivelato fondamentale nel garantire a Jamila un sostegno continuativo e personalizzato, aiutandola a diventare molto più socievole.
Parallelamente, una nostra educatrice ha fornito ad Anaya un importante supporto nel percorso di formazione e successivamente nella ricerca di un lavoro. Questo ha permesso ad Anaya di ottenere un impiego stabile in un laboratorio dolciario, un traguardo che ha recentemente festeggiato con la firma di un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Contestualmente, Jamila ha ottenuto una promozione a pieni voti, segno del suo grande impegno e delle cure ricevute.
Questo successo è il risultato di un’efficace rete socioeducativa, dove diversi soggetti hanno collaborato sinergicamente per supportare Anaya e Jamila nel loro percorso verso l’autonomia. Ogni ingranaggio di questa rete, dalle istituzioni ai volontari, ha giocato un ruolo cruciale, dimostrando come l’unione di forze e competenze diverse possa davvero fare la differenza nella vita delle persone.
Il lavoro di rete, sia formale che informale, costruisce un welfare societario e comunitario che rende le città luoghi più coesi e solidali. Questa costruzione di solidarietà avviene sia nei piccoli centri che nelle grandi città come Milano, che, pur nella sua vastità, è un insieme di quartieri che possono diventare comunità vive e interconnesse.
Dalla Maggiolina a Quarto Oggiaro, due quartieri meneghini, l’esperienza di Arché dimostra che è possibile creare reti di supporto efficaci e umane anche in un contesto urbano complesso. La vulnerabilità, come suggerisce Vasco Brondi, diventa così un punto di forza quando viene accolta e sostenuta da una rete di relazioni solide e collaborative.
Il lavoro di rete è essenziale per costruire una società più giusta e inclusiva. Le reti tra enti del terzo settore, servizi sociali, volontariato e legami informali tra persone contribuiscono a creare un welfare comunitario che rende le città luoghi più accoglienti e solidali. Vorremmo esserne testimoni, superando gli egoismi che purtroppo ancora incrostano anche il terzo settore, dimostrarlo con il nostro impegno quotidiano, mostrando che insieme si può fare, davvero, la differenza.
Simone Zambelli
Fondazione Arché
