Il Comune di Milano prova a cambiare passo nell’offerta residenziale per minori, lo dimostra la pubblicazione a fine luglio di due avvisi con i quali Palazzo Marino è intervenuto in tema di aggiornamento dell’“Elenco di unità di offerta residenziale per minori convenzionate” e di nuovi percorsi sperimentali. Al processo che ha portato alla pubblicazione degli avvisi pubblici ha contribuito in modo determinante anche il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza Lombardia (CNCA), che vuole evidenziare luci e ombre di questo primo, importante, risultato.
La pubblicazione degli avvisi lo scorso 28 luglio come detto è il frutto di un tavolo di lavoro che ha visto la collaborazione del CNCA Lombardia insieme a 50 organizzazioni del Forum del Terzo Settore -di cui fa parte-, alla Caritas Ambrosiana e al Comune e che riguarda centri e comunità educative destinate a bambini e ragazzi soli, oltre che nuclei familiari genitori-figli.
Alcuni dati di contesto aiutano a comprendere l’importanza di questo passaggio. Al 31 dicembre 2024 il Comune di Milano accoglieva 1.735 minori, di cui 427 erano stranieri non accompagnati (Msna), più della metà under 14, e oltre 373 titolari di protezione internazionale e ospitati in strutture del Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI).
Da tempo il CNCA -federazione che raggruppa al suo interno 45 organizzazioni di cui diverse strutture d’accoglienza- si batte affinché il Comune di Milano riconosca una retta diversa dagli odierni 92 euro al giorno per minore nelle comunità educative convenzionate. Cifra che scende a 86,50 euro in quelle dell’hinterland. Rette troppo basse per permettere alle organizzazioni di garantire un servizio sostenibile e di affrontare perciò i costi legati dell’accoglienza, che includono ad esempio il pagamento dei beni essenziali per i residenti, i salari di operatori (almeno uno ogni cinque accolti) e personale socio-sanitario, la formazione e i costi di struttura.
Con la pubblicazione di questi nuovi due avvisi il Comune ha accolto parte delle richieste avanzate dalle organizzazioni, rideterminando al rialzo la tariffa per minore -con riferimento alle comunità educative- a 124 euro. In aggiunta, è stata accolta la richiesta di non applicare differenze di retta tra le strutture convenzionate che si trovano a Milano città e quelle nei Comuni limitrofi e di garantire la stessa tariffa anche ai fratelli dei minori ospitati, mentre prima nelle strutture che accolgono anche i genitori, al secondo figlio era garantito solo tra il 15 e il 20% della retta del primo.
“Siamo soddisfatti per gli avvisi pubblicati e per il riconoscimento che è stato finalmente prestato al lavoro sociale –commenta Paolo Cattaneo, presidente del CNCA Lombardia-. In questi mesi il Comune ha dimostrato ascolto e l’intenzione di iniziare una collaborazione continuativa per ripensare insieme il sistema di accoglienza residenziale”.
Il CNCA segnala luci e ombre di questo passaggio.
Iniziamo dalle luci: la prima, senza dubbio, sta nel riconoscimento del lavoro sociale attraverso un adeguamento delle rette che prima erano scandalosamente basse. Poi c’è l’ascolto dimostrato (finalmente) dal Comune con la promessa di continuare questo cantiere di costruzione sociale anche dopo la pubblicazione degli avvisi aperti. A dimostrazione di questa volontà di costruire insieme va sottolineata anche l’introduzione di sperimentazioni innovative, come ad esempio nel campo dei minori stranieri non accompagnati, a fronte di scelte nazionali di accoglienza che vanno nella direzione opposta, nel segno della discriminazione e della segregazione.
Riconoscendo gli aspetti positivi, non si possono però tacere alcune ombre: i 124 euro di retta rideterminata per quanto riguarda le comunità educative per minori rappresentano una cifra ancora insufficiente a garantire un servizio sostenibile, che dovrebbe invece partire da una base di 145 euro a persona. Basti pensare che con le rette attuali ogni anno le organizzazioni sono esposte, facendo una media meramente indicativa, per circa 70.000 euro. In aggiunta, il CNCA Lombardia non può non far osservare che negli ultimi 20 giorni di un percorso durato oltre un anno sono state inserite due tipologie di unità di offerta sperimentale non discusse in precedenza, di cui una comunità educativa per minori con pronto intervento sociale per 16-20enni, che a queste condizioni sembrerebbero in contrasto con quanto previsto dalla normativa regionale, ad esempio rispetto al numero di presenze di operatori a fronte dei ragazzi ospitati. Uno scivolamento problematico che richiede la messa in campo di un sistema di controllo e monitoraggio che per le unità di offerta sperimentali non può essere agito dall’ATS e che dunque deve essere garantito dal Comune di Milano. Sarà impegno del CNCA e del Forum Terzo Settore verificare che ciò avvenga.
