“Non lasciamo sole le persone in difficoltà” In Lombardia dal 1° gennaio potrebbero chiudere molti servizi di prossimità rivolti a giovani e adulti a grave rischio di marginalità

Il 15 dicembre il bilancio di previsione sarà in Consiglio Regionale

L’appello di CEAL Coordinamento Enti Accreditati Lombardia e CNCA Lombardia Coordinamento nazionale comunità di accoglienza: “A Regione Lombardia chiediamo di stanziare con urgenza adeguate risorse”.

Milano, 13 dicembre – In Lombardia dal 1° gennaio numerosi servizi attivi sul territorio delle province di Milano, Brescia, Bergamo, Monza, Pavia, Como, rivolti a giovani e adulti a rischio marginalità, esauriranno le risorse assegnate (e non rinnovate) da Regione Lombardia e dovranno chiudere. Lo denunciano CEAL Coordinamento Enti Accreditati Lombardia e CNCA Lombardia, il coordinamento delle comunità di accoglienza.


Si tratta di importanti interventi di prossimità – come centri diurni, servizi di strada, forme di supporto individualizzato educativo e sanitario – che favoriscono un aggancio precoce di giovani e adulti fragili, spesso con problematiche di dipendenza e a grave rischio di esclusione sociale, e che prevedono azioni di orientamento, consulenza e accompagnamento alla rete dei servizi sociali e socio sanitari.


“Una storica collaborazione tra Enti del privato sociale, enti locali e servizi per le dipendenze – spiega Alberto Barni presidente del CEAL – rischia di essere smantellata, lasciando tante persone senza punti di riferimento. Da sempre come organizzazioni facciamo il possibile perché le persone più vulnerabili possano essere stabilmente agganciate alla rete dei servizi, aiutandole a prendersi cura di sé e della propria vita”. Non solo. “La presenza dei servizi nel territorio – sottolinea ancora Barni – limita le tensioni sociali che possono scaturire dalla vicinanza a situazioni di disagio e in questo modo rende più sicuri e vivibili i quartieri delle nostre città. Senza questi ammortizzatori, infatti, i territori e i loro cittadini si troverebbero soli ad affrontare problemi di marginalità e di salute pubblica”.

Mercoledì 15 dicembre si riunisce il Consiglio regionale per discutere il bilancio di previsione 2022.

A nome di tutti gli enti che aderiscono al CEAL e al CNCA Lombardia, i due coordinamenti chiedono con forza di trovare una soluzione per non disperdere questa preziosa capacità di risposta ai cittadini più fragili e chiedono a Regione Lombardia e all’Assessore alla Famiglia Alessandra Locatelli e al Welfare Letizia Moratti di intervenire tempestivamente, individuando e stanziando risorse economiche adeguate per evitare la chiusura dei presidi territoriali.


I SERVIZI A RISCHIO
I servizi in pericolo realizzano interventi coerenti con tutti i documenti in materia di marginalità e dipendenze: dalla Strategia dell’UE ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), dalla nuova legge regionale sulle dipendenze ai piani nazionale e regionale di prevenzione. Nell’ultimo anno questi servizi si sono valsi del lavoro di 190 operatori qualificati. Tra l’altro:
• hanno permesso di agganciare oltre 7.600 persone, inviandone ai servizi oltre 1.500 (spesso
accompagnando fisicamente le persone)

• hanno realizzato oltre 2.700 interventi medico/infermieristici in contesti di grave marginalità
• hanno aiutato le persone ad affrontare le proprie difficoltà con oltre 15.000 colloqui individuali
• hanno reso più sicuri i parchi e le strade raccogliendo oltre 110.000 siringhe sporche.

I servizi, oltre a garantire la sicurezza, la salute e il benessere sia delle persone che vivono in condizione di fragilità ed emarginazione, nel corso della pandemia hanno rappresentato un importante presidio per contenere la diffusione del Covid 19 nelle persone che vivono in condizione di fragilità e contribuito a prevenire forme di ritiro sociale tra i giovani.

CASE HISTORY


Associazione Comunità Nuova – Milano, progetto WelcHome Contatta e Include
“Dal 2017 il Progetto WelcHome Contatta e Include è stato a fianco dei giovani, incontrandoli nei loro contesti di vita e accompagnandoli nella costruzione di una progettualità futura, favorendo percorsi di inclusione verso la casa, il lavoro, i servizi. Con le giovani donne abbiamo costruito insieme un linguaggio dell’equità e del consenso, per promuovere una cultura del divertimento responsabile e attento all’altro. Ci siamo incontrati in strada, nelle discoteche, nei cortili durante la pandemia, sul web. Dal 1 gennaio queste attività smetteranno di essere garantite, lasciando scoperto quel ponte tra strada e servizio che abbiamo negli anni contribuito a costruire”.
Marco Brunetti


Cooperativa sociale – Il Calabrone, progetto Strada
“A Brescia il Progetto Strada è da molti anni un punto di riferimento per le persone più fragili e per la rete dei servizi sociosanitari. Ogni giorno accedono allo spazio una sessantina di persone in situazione di grave marginalità, molte delle quali con problemi di dipendenza. Trovano operatori che li accolgono e li aiutano a prendersi cura della propria salute, anche sulla strada. Supporto individualizzato, visite mediche e infermieristiche, spazio doccia, accompagnamento ai servizi del territorio sono solo alcune delle risposte fornite. Sono quotidiane le collaborazioni con i servizi per le dipendenze, i centri per le malattie infettive, i servizi sociali del comune e numerose realtà del
territorio. Rispondere insieme è il modo migliore per rispondere bene. Tutto questo ora è a rischio”.


“Colazione da Tiffany è un gruppo di auto-aiuto per persone transessuali, in prevalenza sudamericane, che vivono la strada e non hanno uno spazio dove sentirsi veramente loro stesse. Il gruppo si incontra settimanalmente per fare colazione insieme, per parlare e condividere uno spazio. Diversi sono gli argomenti: il racconto del viaggio che le ha portate qui, la condizione di transessualità, le malattie che possono essere contratte… La presenza di medici e personale specializzato aiuta le ragazze ad affrontare questioni spesso rimaste in sospeso”.

Massimo Ruggeri


Fondazione Somaschi Milano progetto WelcHome Accoglie e Include
“La chiusura del Centro diurno Drop in di Piazza XXV Aprile da gennaio 2022 comporterà la sospensione dell’accoglienza per 40 persone al giorno, con picchi di 50 durante il periodo invernale e della distribuzione di generi di conforto. Inoltre con la chiusura sarà negato l’accesso ai servizi igienici e alle docce (ora le uniche disponibili sul territorio di Milano) e il servizio lavanderia. Non sarà più possibile garantire l’orientamento ai servizi territoriali e l’invio a servizi sanitari territoriali. Inoltre non sarà più possibile per le persone senza dimora con problemi di dipendenza accedere al materiale di profilassi e ad informazioni sui comportamenti a rischio sulle sostanze. Negli ultimi 6 mesi abbiamo fornito l’accesso ai servizi primari a 500 persone senza dimora frequentatrici abituali del centro”.
Carlo Alberto Caiani


Per informazioni e/o contatti Alberto Barni 393 9031552 presidenza@cealweb.org
Ufficio stampa: Massimo Acanfora 329 1376380

“Emergenza educatori”

La denuncia di CNCA Lombardia.

In Lombardia sono sempre di più gli adolescenti in comunità.

Ma mancano gli educatori con specifiche competenze.

in Lombardia sono quasi 800 i servizi residenziali per minori e circa 3.000 gli ospiti.

Aumenta l’età, 3 su 4 sono adolescenti o preadolescenti e la metà stranieri e diminuiscono i tempi di permanenza. Ai numeri e ai bisogni in crescita non corrisponde però la disponibilità di educatori professionali. Paolo Tartaglione di CNCA: “Chi gestisce comunità è preoccupato della carenza di educatori formati ad hoc. L’università si attrezzi per nuovi percorsi”.

A contraltare parte il prossimo 17 dicembre 2021 alla Bicocca il primo Master Universitario per specializzarsi nel lavoro educativo di comunità.

Per interviste a Paolo Tartaglione o altre informazioni: 329 1376380

Milano, 26 ottobre 2021 – L’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza informa che, secondo gli ultimi dati, le comunità socio educative per minorenni in Italia sono 4.076, in netto aumento rispetto agli anni precedenti. In Lombardia il portale minoriweb a marzo 2019 ha rilevato 780 servizi educativi residenziali per minori con quasi 3.000 ospiti. Una netta tendenza che si accompagna ad un aumento dell’età media: i minorenni (e giovani adulti) che vengono collocati nelle comunità sono sempre più grandi (il 62,3% ha tra i 14 e i 17 anni, e l’11,5 tra gli 11 e i 13), e hanno tempi di permanenza in struttura sempre più brevi (nell’81,5% dei casi la permanenza è sotto i 24 mesi). Nel 2016 il numero di ospiti stranieri ha superato quello degli italiani.

A fronte di questo momento di forte trasformazione, le realtà del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza (CNCA) della Lombardia che gestiscono comunità lamentano la carenza di educatori motivati e preparati per le nuove esigenze degli ospiti. “C’è bisogno di un maggior numero di educatori professionali motivati e preparati, e di una formazione pensata per una utenza molto diversa da quella di 10 o 20 anni fa” -afferma Paolo Tartaglione, Referente “Infanzia, Adolescenza e Famiglie” di CNCA Lombardia-. “Oggi gli Enti gestori di comunità sollevano con preoccupazione il problema della carenza di educatori disponibili a formarsi e a realizzarsi professionalmente in questi contesti”.

Il mondo universitario ha tardato infatti a raccogliere la sfida: da anni le facoltà di Scienze dell’educazione formano prevalentemente educatori che vogliono lavorare nella prima infanzia (0-6) o nelle scuole. Questa carenza è divenuta ancora più evidente nel momento in cui l’approvazione in Finanziaria 2017* di alcuni articoli fortemente voluti dalla Senatrice Vanna Iori hanno assegnato alla sola Classe di Laurea L19 (Scienze della Educazione e della Formazione) la possibilità di formare i futuri educatori, eliminando così la possibilità di incaricare operatori formatisi in altri corsi di Laurea.

Un segnale positivo è però l’imminente partenza del primo Master Universitario dedicato agli educatori che intendono specializzarsi nel lavoro educativo di comunità: “Le buone pratiche del lavoro educativo in comunità minori”, dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca (unimib.it).

Tra gli Enti che patrocinano il Master, c’è Agevolando (www.agevolando.org), Associazione costituita da giovani cresciuti fuori famiglia. Così il presidente Federico Zullo“Lavorando da più di un decennio con i ragazzi e e le ragazze che escono dalle comunità educative e familiari abbiamo ben presente quanto sarebbe per loro più efficace poter disporre di competenze educative sempre più professionali a fronte di bisogni sempre più complessi. Le testimonianze di tanti ragazzi ce lo confermano: occorre preparare gli educatori con percorsi formativi e professionalizzanti più mirati e dedicati”.

Ribadisce Tartaglione:“Le sfide che gli ospiti delle comunità per minorenni pongono agli educatori sono sempre più alte, e meritano di ricevere una risposta all’altezza. Il lavoro educativo residenziale ha un fascino e una potenza senza pari, e ha bisogno che questa sfida sia raccolta da educatori preparati e motivati. Alle Università, e in particolare alle Facoltà di Scienze dell’Educazione, che dal 2017 sono le uniche titolate a formare educatori, chiediamo di ridare centralità alla formazione di professionisti motivati e preparati ad accogliere questa sfida educativa”

Ufficio stampa: 329 1376380

* commi dell’art. 1 della Legge di Bilancio n. 205 del 27 dicembre 2017

LA CURA NELLA PANDEMIA

il Covid-19: il capitale umano, la resilienza, l’innovazione,gli anticorpi cooperativi.

Il primo bilancio delle organizzazioni del non profit di CNCA durante la pandemia in Lombardia.

Dati e testimonianze: quasi 40 realtà, 5.000 lavoratori , oltre 70.000 utenti, con 17 categorie, dai minori ai migranti.

Scarica qui il dossier completo

Milano, 21 giugno 2021 – Nel corso della crisi epocale causata dalla pandemia di Covid-19, il CNCA Lombardia, che federa 38 organizzazioni e ha oltre 800 servizi in 12 province della Regione Lombardia, ha scelto di raccontarsi per la prima volta nel Dossier “La cura nella pandemia”: non solo offrendo una fotografia di una parte rilevante del settore non profit lombardo, ma mettendo anche in evidenza che cosa sia successo nelle sue realtà durante la pandemia.

“Questo Dossier – spiega Paolo Cattaneo, presidente CNCA Lombardia – va quindi visto come un fermo immagine che racconta il “patrimonio” straordinario di CNCA Lombardia ma anche come un bilancio dinamico della sua capacità di “resilienza e ripresa” che ha le fondamenta nel suo grande capitale umano”.

Il Dossier “La cura nella pandemia” mette prima di tutto in evidenza i dati delle organizzazioni di CNCA Lombardia (scarica qui il dossier e guarda qui sotto la sintesi dei dati principali). Gli “addetti ai lavori” sommano “una maggioranza qualificata e militante di lavoratori del sociale, ad una importante presenza di volontari”. I numeri delle persone (gli utenti dei servizisono imponenti (oltre 70.000), “ancora più importante -spiega Cattaneo- se pensiamo che dietro ad ogni cifra si fa strada una faccia, una storia, un viaggio, una frattura, un’intelligenza, una fuga, un impegno.

servizi offerti, oltre 800 unità, spaziano dal residenziale ai numerosissimi servizi innovativi.

La seconda parte del Dossier racconta le storie della pandemiacase history e progetti scelti tra le mille possibili: storie che raccontano la resistenza nel quotidiano, storie che raccontano la forza del gruppo, della comunità, la creatività delle cooperativa, la tecnologia che diventa vicinanza.

Qualche esempio: la ginnastica online per gli anziani delle Case del Tempo gestite dalla cooperativa sociale Comin; la “vicinanza remota” attraverso il disegno e il fumetto della Fondazione Arché; gli incontri online che hanno messo in campo la giocoleria, il canto, la fotografia con la cooperativa sociale il Calabrone; un centro diurno che va in onda sulla radio di quartiere nell’esperienza dell’Associazione Comunità Nuova; l’invenzione di nuovi servizi “casa della quarantena” della Cooperativa La Grande Casa: una soluzione che ha consentito a donne in fuga di restare al sicuro; i centri di accoglienza per persone senza dimora che mettono in evidenza gli “anticorpi cooperativi” nel lavoro di Famiglia Nuova; i laboratori di panificazione e falegnameria della Cooperativa Arimo; le soluzioni che affrontano il problema dell’accessibilità nel caso della Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione; il concerto on line del Primo maggio inventato da cooperativa Diapason; la produzione di mascherine e di camici per la terapia intensiva predisposta dal Laboratorio di Confezioni della Cooperativa Bessimo; le proposte di Cooperativa Aeper, dai video autoprodotti per promuovere proposte ludiche e sportive.

Per interviste con Paolo Cattaneo e le singole cooperative, Ufficio stampa 329 1376380

* * *

Il metodo del Dossier

Una prima fase è stata “quantitativa”. I numeri della prima parte del Dossier si riferiscono a quanto è stato cristallizzato nei Bilanci Sociali o nei report delle organizzazioni di CNCA Lombardia e si riferiscono al 31 dicembre 2019 – il periodo appena pre- cedente lo scoppio della pandemia – e che sono stati poi pubblicati nel 2020. Nel novero è computata anche Micaela Onlus, che dal 2020 non è più socia di CNCA Lombardia. La raccolta dei dati è stata confermata dalle organizzazioni stesse at-traverso la compilazione di un questionario ad aprile 2021.

Una seconda fase è stata invece “qualitativa”. I materiali della seconda parte del Dossier, ovvero relazioni, interviste, racconti, sono state invece raccolti nel corso del 2020 e 2021 e si riferiscono in toto a iniziative, progetti ed episodi promossi o accaduti nel periodo della pandemia.

Il dossier è stato curato da Altreconomia

Redazione ed editing:Massimo Acanfora

Grafica: Laura Anicio

Con il contributo di Paolo Cattaneo, Rita Ceraolo.

Grazie a tutte le realtà di CNCA Lombardia

importante: master in bicocca per educatori in comunità educative

sono aperte le iscrizioni per la seconda edizione del master per educatori di comunità per minori proposto da Università Bicocca in collaborazione con Enti CNCA, Cismai e Agevolando:

https://www.ubiminor.org/44-formazione/3768-ii-edizione-del-master-le-buone-pratiche-del-lavoro-educativo-in-comunita-minori.html

La prima edizione, come sapete, è in corso, e il gradimento espresso dagli studenti è alto.

Grazie al livello di competenza e formazione espresso in questo master, dovuto alla collaborazione tra Università e enti del terzo settore, speriamo che molti possano partecipare per poter conoscere possibili educatori desiderosi di investire in questo tipo di servizi.

Chiediamo a tutti di fare ogni sforzo per far circolare la notizia, e fare in modo che la prossima edizione sia molto partecipata!

I potenziali studenti che volessero avere info possono scrivere a: mastercomunita@unimib.it

Cambiano i governi ma l’accoglienza ai cittadini stranieri resta trascurata. La denuncia del CNCA Lombardia sulle gare d’appalto

Una lettera aperta alla prefettura e – tra le righe – un forte messaggio al governo

Alcune cooperative di CNCA Lombardia non parteciperanno alla gara d’appalto in scadenza il prossimo 17 giugno per l’accoglienza ai migranti.

“La retta non raggiunge il minimo per un’accoglienza di qualità. È penalizzata in modo incomprensibile l’accoglienza diffusa”.

Milano, 15 giugno – Una rinuncia che fa clamore. Con una lettera dai toni fermi, il CNCA Lombardia, in nome e per conto di alcune importanti cooperative consorziate*, ha anticipato che gli enti scriventi non parteciperanno alla “Gara Europea” **. Le cooperative sociali, da anni impegnate in progetti di accoglienza per cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale, avevano deciso di non partecipare al precedente bando del 2019, impostato su un capitolato di gara che traeva spunto dei decreti sicurezza del ministro Salvini.

“Oggi – scrive CNCA – a distanza ormai di più di due anni, nonostante un radicale cambiamento della compagine politica, l’incarico di un nuovo Ministro dell’Interno, non possiamo che prendere atto del fatto che nella sostanza i criteri su cui si poggia l’avviso non sono cambiati”. Ma quali sono le criticità sottolineate dall’organizzazione, che riunisce 37 realtà in 12 province lombarde?

ln primis la retta: il prezzo a base di gara, non è sostenibile se si guarda alle richieste presenti nel capitolato: “Per quanto riguarda le Unità Abitative, nostro punto di riferimento, è si aumentata la retta che passa da € 19,00 del precedente bando, agli attuali € 24,57, ma rimane ancora distante dalla minima sostenibilità stimata a € 27,50 “

In questo quadro inoltre, le strutture collettive – incomprensibilmente – beneficiano di riconoscimenti economici di gran lunga superiori (€ 29,30 sino a 50 posti, € 28,99 fino a 100 posti) a quelli previsti per l’accoglienza diffusa, pur potendo beneficiare di economie di scala maggiori. Questo rappresenta un disincentivo dell’accoglienza “diffusa”, che per il CNCA rappresenta la miglior forma progettuale per rispondere ai bisogni delle persone accolte.

Infine, a giudizio di CNCA, “i requisiti minimi di personale non risultano funzionali e adeguati alla presa in carico integrata per progetti complessi e gestiti in accoglienza diffusa; non sono cioè in grado di garantire efficaci percorsi individuali di inclusione ed accompagnamento” di persone con problematiche quali stress post traumatico, dipendenze, violenze e abusi, tratta di esseri umani.

“Reputiamo – conclude CNCA Lombardia- che l’accoglienza diffusa debba essere posta, concettualmente, al centro della progettazione dell’accoglienza di cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale e pertanto beneficiare di differente sostenibilità, e condizioni di impiego del personale migliorative (…)” CNCA rimane comunque “a disposizione per aprire un confronto nel merito al fine di condividere alcune proposte funzionali, in termini programmatici per il futuro anche prossimo”.

Per info presidenza.lombardia@cnca.it

* Diapason Cooperativa Sociale, Fuoriluoghi SCS Onlus, Tuttinsieme Società Cooperativa Sociale, Cooperativa Sociale Lotta contro l’Emarginazione, Associazione Comunità Nuova Onlus

** Gara Europea a procedura aperta per l’appalto di dei servizi di accoglienza presso strutture costituite da unità abitative (sino a 50 posti) mediante accordo quadro con più operatori – periodo 1/10/2021 – 30/09/2023

Ciao Don Redento
Lunedi sera 16 novembre 2020, Don Redento Tignonsini, sacerdote bresciano, missionario e fondatore della Cooperativa di Bessimo Onlus, si è spento sereno nella parrocchia della Sacca, frazione del comune di Esine (BS) in Valle Camonica.Un’infezione incurabile al pancreas se l’è portato via a 87 anni compiuti lo scorso 19 ottobre.
http://cooperativa-di-bessimo-onlus.voxmail.it/rsp/pvf7jc/if/resize/570,null/rs/content/don_redento_tigonsini_cooperativa_di_bessimo_foto.jpg?_d=5AG&_c=812c99e4
Nato a Pian d’Artogne (BS), don Redento si è formato come curato in Valle Camonica per poi partire per un’esperienza di sette anni in Africa con il popolo nomade dei Rendille nel deserto del Kenya.Rientrato a Brescia negli anni ’70 ha incontrato il dilagante fenomeno della tossicodipendenza da eroina che riguardava, in particolare, le fasce più giovani di una popolazione in forte crisi di identità ed attratta dallo sballo nelle sue diverse forme nel periodo appena successivo ai subbugli del ’68.Don Redento si è da subito interessato agli emarginati e ai tossicodipendenti che sostavano in strada concentrando la loro presenza in piazzetta Vescovado in centro a Brescia e, insieme a un gruppo di volontari con il consenso della Curia, ha aperto in una casa data in uso gratuito dalla parrocchia di Bessimo di Rogno (BG) una comunità rivolta all’accoglienza di emarginati giovani e adulti anche con forti problematiche di dipendenza da eroina ed alcool.Era il 29 agosto del 1976 e quella casa sarebbe poi diventata la «Comunità di Bessimo» da cui la Cooperativa avrebbe poi preso il nome.Profondamente addolorati dalla Sua scomparsa, ci rassicura il fatto che stiamo tutti portando avanti con passione quello che lui ha iniziato 44 anni fa e che ha permesso di cambiare la vita di migliaia di persone.Qui è disponibile una breve storia di quanto ha fatto nella Cooperativa di Bessimo:
VISITA LA PAGINA DEDICATA A DON REDENTO

No alle ordinanze indiscriminate: le persone fragili pagano un prezzo troppo alto! Lettera aperta alla Regione Lombardia contro le ordinanze 619 e 620

Con le 2 ordinanze 619 e 620, emanate ad un solo giorno di distanza (il 15 e il 16 ottobre rispettivamente), il Presidente della Regione Lombardia e tutta la sua Giunta sembrano non avere imparato nulla dai mesi di pandemia che ha investito con particolare violenza la nostra Regione e tanto meno dai tantissimi e vergognosi errori commessi nella gestione non solo sanitaria ma anche sociale degli effetti dirompenti della pandemia.

Senza voler operare alcuna distinzione tra le molto differenti tipologie delle strutture di accoglienza residenziale, come già fatto con precedenti provvedimenti emanati in primavera ed estate, le ordinanze decretano il divieto per parenti e caregiver di poter fare visita ai propri cari ospitati in ogni genere di struttura residenziale (“salvo se in situazioni di fine vita”…), estendendo questo divieto dalla scadenza del 19 ottobre (ordinanza 619) a quella del 06 novembre 2020 (ordinanza 620). 

Entrambe questi provvedimenti “fotocopia” sono il segnale della medesima inaccettabile politica difensiva, con cui Regione Lombardia vuole tutelarsi nella massima misura possibile da qualunque assunzione di responsabilità e scaricare ogni valutazione sulle figure dei “super” Referenti Covid-19 delle singole strutture. Chi ne fa le spese sono anche questa volta le persone fragili, condannate a ritornare nell’isolamento in cui sono state costrette per mesi fino a poco tempo fa.

A questa logica inaccettabile diciamo forte il nostro NO e ci uniamo ai tanti che chiedono che Regione Lombardia ritiri queste ordinanze a dir poco vergognose.”


					

Helpless, inermi, disarmati, indifesi, ancora poesie al tempo del Covid 19

Ringraziamo ancora Giovanni per la condivisione delle sue nuove poesie, lui consiglia di ascoltarle con della buona musica:

“potete cominciare con una vecchissima e bellissima canzone di Neil Young, tratta dal LP “Dejà Vu”pubblicato nel 1970 dal mitico quartetto CSN&Y (riascoltatela e vedetela su Youtube nella versione cantata e suonata appunto con David Crosby, Stephen Stills, Graham Nash e il coro di Joni Mitchell nel concerto allo stadio londinese di Wembley nel 1974, perché è commovente ed emotivamente strepitosa!), che mi ha ispirato anche solo nel suo titolo quello che ho messo pure io come titolo di questo viaggio: “Helpless”, inermi, disarmati,indifesi.

Buona lettura e buon viaggio

E DOPO IL QUATTRO DI MAGGIO?

Ora che
siamo vicini
alla data del
“forse
si potrà
ritornare
ad uscire”,
cosa
sceglieremo
di fare?
“Tana
liberi
tutti”,
come
facevam
da bambini,
dopo esserci
nascosti
ed avere
sorpreso
correndo
chi degli amici
veniva
a cercarci,
oppure
tenteremo
un passo
fuori dall’uscio,
per poi
tornare
indietro
impauriti
dal possibile
pericolo
portato
dall’aria
di fuori?
O riusciremo
insieme
a trovare
un nuovo
equilibrio,
che ci aiuti
a camminare
sul filo
e che sia
diverso
da quello
in cui ci siamo
abituati
a oscillare
prima che
la tempesta
28 aprile 2020 arrivasse?

TEST

Siamo
in tanti
ad attendere
di sapere
se ci siamo
infettati.
Quale sarà
il test
che cancellerà
ogni dubbio
sulla nostra
salute?
Ogni
Regione
ha deciso
di fare
da sé,
rivolgendosi
a questa
o quella
tecnologia.
La confusione
continua
a regnare
sovrana:
ma era
così
complicato
aspettare
un’unica
strategia
nazionale?
I venti,
anzi ventuno,
sistemi
sanitari
regionali
– Trento
e Bolzano
sono
Province
Autonome! –
hanno fatto
e fanno
la gara
a chi
arriva
per primo,
sgomitando
scomposti
in chissà
quale ridicola
e inutile
gara

PENSANDO AI SUD

Ripiegati
sui nostri
disastri,
forse
stiamo
poco
pensando
a chi vive
e a chi muore
di là dal mare
nei tanti
Sud
della terra:
dove
non ci sono
né mascherine,
né acqua
per lavarsi,
e non solo
le mani,
né tanto meno
Rianimazioni.
E dove
non sapremo
mai
quanti
si sono
infettati,
quanti
lo saranno
e quanti
sono morti
e purtroppo
moriranno.
Perché
di quei luoghi
nemmeno
sappiamo
quante sono
le vite
nascenti
e quanti
superano
il primo
compleanno.
Laggiù
la tempesta
ha spazzato
e spazzerà via
vite su vite
nel silenzio
assordante
del nostro caro
Occidente

CAMPAGNA

In questi giorni
di traffico
ancora
per fortuna
ridotto,
il rumore
di fondo
attorno
alla nostra
cascina
è tornato
ad essere
quello
dei trattori
e delle altre
macchine
agricole:
le risaie
tra un poco
saranno
come sempre
allagate
ed è tempo
come sempre
di semina.
Il mais,
piantato
da mesi,
come il grano
sta iniziando
a spuntare.
La vita
in campagna
ha ripreso
a scandire
le opere
e i giorni
col ritmo
della primavera
che esplode.
Mangeremo
ancora
farina
e riso,
perché
le donne
e gli uomini
che lavoran
la terra
son tutti lì.
Fedeli
come ogni
anno
alla vita

25 APRILE

Come
continuare
a resistere
in questa
Festa
d’Aprile
d’un tempo
sospeso
di più raffinata
barbarie
virale
e sociale?
Per provare
a restare
umani
pure quando
infuria
ben altra
bufera?
Senza
nemmeno
scendere
in piazza
a respirar
come popolo
almeno
un giorno
dei tanti
dell’anno?
E potere
solo
cantare
ballare
urlare
da finestre
balconi
e cortili
il vero
e unico
inno
di un Paese
che si è
liberato
e vuol
continuare
a vivere
libero?
Per
svegliarsi
riconoscersi
e salutarsi
ogni giorno
ancora ribelli:
Ciao, Bella!

LEZIONI A DISTANZA

Ho iniziato
anche io
proprio oggi
a fare
lezioni
a distanza
a studenti
di Medicina
del San Raffaele.
Non avrei
mai voluto,
perché
nulla
al di fuori
del rapporto
diretto
tra umani
può trasmetter
sapere
e soprattutto
passione,
che di ogni
conoscere
è fonte
e sostegno.
E pure
il sedicente
sapere
medico,
che
parafrasando
Milani
è forse
solo
conoscere
mille
parole
e complesse
in più
dei pazienti,
si riesce
a trasmettere
solo
nella relazione
dei volti.
Anche perché
la medicina,
a mio modesto
parere,
è un’arte
più che
una scienza:
ed è riservata
agli artisti!

APP

Qualunque
novità
si presenti
nel mondo
che non abbia
una “app”
per gestirla
da un cellulare
è come se
non esistesse.
Tutto
da tempo
è per molti
performance
e per renderlo
ancora
più rapido
ci vuole
per forza
una “app”.
Poco importa
se poi
tracceranno
ogni tuo
movimento
e sapranno
anticipare
i tuoi gusti
sul mondo,
proponendoti
quel che
algoritmi
più o meno
complessi
avranno
intuito
di te.
Non sappiamo
come uscire
da questa
tempesta,
che ci ha
d’improvviso
travolti:
non riusciamo
ancora
a capire
come poter
ripartire,
ma avremo
presto
una “app”
per crederci
IMMUNI

FASE DUE (O DELLANORMALITA’)

Parola
magica
da ormai
molti
giorni,
mantra
evocato
da ogni
canale
o giornale,
l’incertezza
del nostro domani
ha i contorni
ignoti
e un poco
fiabeschi
di un possibile
e tanto sperato
ritorno
alla vita
di prima.
Non riusciamo
ancora
a pensare
tempi
e modi
del ripartire,
inchiodati
a contare
e piangere
i morti,
eppure
è tremenda
la voglia
di tornar
come prima,
come se
la tempesta
non avesse
sconvolto
per sempre
o per tanto
“lanormalità”
del mondo
di ieri.
Che poi forse
è il problema
da cui tutto
deriva
e non
la risposta
per poter
ripensare
il futuro

CENT’ANNI (DALLA SPAGNOLA)

Sembra quasi
che la tempesta
si presenti
a intervalli
costanti
a infierire
sull’uomo
con ondate
che lasciano
dietro di sé
centinaia
di migliaia
o milioni
di morti.
Finita
cent’anni fa
la guerra
mondiale
combattuta
in trincea,
è comparsa
la tempesta
spagnola
che ha ridotto
a brandelli
l’umano.
Chi ha scritto venti,
chi cinquanta
milioni
di morti,
sola
stima possibile
senza
i comunicati
e i tamponi
di oggi.
Come se
la natura,
con regolarità
sorprendente
nella sua
apparente
casualità,
volesse punire
la hybris
dell’uomo,
riportando
a pur se triste
equilibrio
gli enormi
disastri
che homo faber
continua
a produrre

ANTROPOCENE

E’ bastato
un mese
di blocco
del traffico
perché
la natura
riprendesse
gli spazi
che da almeno
trent’anni
le abbiamo
usurpato:
i cinghiali
son scesi
tranquilli
nei paesi
in montagna,
le anatre
dei nostri fossi
e gli altri
uccelli
dei campi
intorno
alla Contina
– aironi
garzette
ibis sacri (addirittura?) –
hanno iniziato
ad avvicinarsi
alle nostre case
come mai
prima d’ora.
Stiam provando
con mano
l’impatto
potente
del nostro
folle sistema
sull’intero
creato,
che non
ci siamo
mai accorti
di avere.
La forza
dirompente
della natura
in primavera
ci manda
un chiaro
messaggio:
continuate
a rallentare!

DRONI

Siamo
tutti
osservati
dal cielo,
occhi spesso
invisibili
controllano
quel che
facciamo,
senza averci
peraltro
mai chiesto
il permesso.
Meno male,
verrebbe
da dire,
per bloccare
comportamenti
scorretti
o peggio vietati
che possono
favorire
il contagio.
Ma anche no,
se questo
vuol dire
controllo
sociale
ancora
più spinto
di quello
che già
subiamo
ogni istante.
La nostra vita
è sempre
tracciata,
gli strumenti
che pensiamo
ci rendano
liberi
son dispositivi
che ci tengono
in gabbia.
Lo “stato
di eccezione”
è da tempo
realtà:
la tempesta
l’ha solo
svelato,
ampliato
e purtroppo
reso legittimo

INCOMPETENTI

Li ho visti
all’azione
nel gestire (?)
al porto
di Genova
lo sbarco
di nostra figlia
Maria
e di altri
duecento
italiani
che una nave
della Farnesina
è riuscita
a riportar
dalla Spagna.
Li hanno fatti
aspettare
per ore
per far scendere
prima
i container,
i TIR
e le altre vetture.
Li han tenuti
ammassati
uno sull’altro
sulle ripide scale
della nave veloce,
per poi farli
cuocere
al sole,
senza acqua
né cibo,
in una fila
infinita
tra le sgasate
dei camper.
E obbligarli
poi a ritornare
quasi alla nave
sulla passerella
che li ha
finalmente
portati
da noi.
Più di venti
funzionari
ed agenti
“pulotti”
a guidare
questa prova
perfetta
di contagio

NUMERI

I ragionieri
dell’epidemia
squadernano
ogni giorno
a quell’ora
le cifre
del dolore
e della tempesta.
Numeri
senza aggettivi,
che non dicono
nulla
di quanti
siano
o sian stati
uomini
o donne,
giovani
o vecchi,
già malati
o ancora
in salute.
Cifre
senza volti,
anonima
conta
di un orrore
che pialla
l’umano,
azzerando
i nomi
e le storie
di ognuno

   QUANDO TUTTO SARA’ FINITO

Quando tutto
sarà finito
scoppieranno
gli abbracci
e le strette
di mano.
Torneremo
all’amore
o forse
a più
amaro
distacco.
Perché
torneremo
di nuovo
a soffrire
dell’infezione
ormai cronica
che da tempo
ci appesta
e che sarà
di sicuro
più tremenda
di prima:
il neoliberismo
del capitale
vorrà
ancora più
vittime,
parassita
bastardo
che si nutre
di morte

RSA

Li abbiamo
ammassati
in ghetti
moderni,
anche molto
lussuosi,
per donne
e uomini
soli,
che non san
più badare
a se stessi
e che
non possiamo
(o vogliamo?)
curare
nelle nostre
famiglie.
Li abbiamo
accompagnati
su comode auto
e non su carri
piombati,
e siamo
anche
andati
a trovarli
nei giorni
di festa.
Affidandoli
alle cure
costanti
di personale
amorevole.
Finché
la tempesta
è arrivata.
E con lei
lo sterminio
senza camere
a gas
e camini
che bruciano
i corpi.
E’ bastata
un po’ d’aria
malata,
senza neanche
bisogno
di Zyklon.
Nel silenzio
assordante
della conta
dei morti

NUMERI

I ragionieri

dell’epidemia

squadernano

ogni giorno

a quell’ora

le cifre

del dolore

e della tempesta.

Numeri

senza aggettivi,

che non dicono

nulla

di quanti

siano

o sian stati

uomini

o donne,

giovani

o vecchi,

già malati

o ancora

in salute.

Cifre

senza volti,

anonima

conta

di un orrore

che pialla

l’umano,

azzerando

i nomi

e le storie

di ognuno

 

 

METAFORE

Pure io
ho usato
e sto usando
parole
di guerra
per narrare
l’urto
che ci ha
d’improvviso
travolti.
Forse perché
non abbiamo
altri
nomi
da scovare
nei nostri
quaderni?
Noi
che una guerra
non
l’abbiamo
per fortuna
mai vista
e viviamo
in pace
– si fa per dire –
dalla Liberazione.
O forse
perché
non riusciamo
a trovare
parole
diverse
per dire
il dolore
e la paura
indicibili
che stiamo
provando?
Tempesta,
ho scritto
e propongo,
tempesta,
come l’uomo solo
davanti a San Pietro.
Un evento
con cui
non puoi
proprio lottare,
ma soltanto
ripararti
e resistere.
Un minuto
di più

ZONE ROSSE


Dopo Wuahn
più lontana
del cielo
è toccato
a Codogno
e a dieci
Comuni
lì attorno.
Poi a tutte
le Regioni
del Nord
e ben presto
a tutta
l’Italia.
Tutti chiusi
in un carcere,
grande
quanto
un intero
Paese.
Ma l’aria
non conosce
confini
e si sposta
con i viaggi
dell’uomo:
per questo
ha invaso
prima
l’Europa,
poi
solcato
gli oceani
e raggiunto
ogni
continente.
Wuhan
e Codogno
son
diventati
ogni luogo:
tutto
il mondo
è ormai
una
sola
immensa
Zona Rossa

PASQUA

Ma che
strana
Pasqua
ci arriva
in dono
quest’anno.
Solitaria
e isolata
come
le nostre vite
da tempo.
Ci mancheranno
i fratelli
con cui
celebrare
la Cena,
salire
al Calvario
lungo la via
della croce,
danzare
e cantare
con gioia
nella Veglia
dalle tante
letture.
Sarà
invece
familiare,
essenziale,
tutti stretti
nelle nostre
case.
Rivivendo
la sera
quando,
in fretta
e in silenzio,
abbiamo
mangiato
l’agnello
arrostito
sul fuoco,
cinti
i fianchi,
in mano
i bastoni,
perché
dovevamo
uscir
dall’Egitto

CHIESE

Chiuse le chiese
alla preghiera
comune,
messe e riti
solo dal video,
da consumare
freddi
e distanti,
e sacerdoti
e vescovi
e Papa
ancora
più soli.
Ma non è che
siam tornati
alle origini,
alle domus
ecclesiae,
nate
a Gerusalemme
poco dopo
la Pasqua
e con Paolo di Tarso
diffuse
dall’Asia Minore
fino al cuore
di Roma?
Quando
i laici,
uomini e donne,
rivivevano
nelle loro
case
la memoria
dell’ultima Cena.
Perché allora
tutto questo
turbarsi?
“Né su questo monte
né a Gerusalemme…”
Le chiese
vuote
fanno paura
e non insegnano
nulla
ad un popolo
di Dio
tenuto bambino
da una casta
di sacerdoti
che non vuole
lasciare
il suo potere
sul sacro

NONNI

La tempesta
sta spazzando
via
intere
generazioni
di anziani.
Nel silenzio
delle conte
ufficiali.
Tanti
che hanno
resistito
alle guerre
tra umani
son caduti
travolti
dal male
invisibile.
Anche se
spesso
ormai
relegati
all’unico
ruolo
di baby-sitter
gratuiti,
che ne sarà
delle storie
che hanno
narrato
e avrebbero
potuto
ancora
narrare
ai figli
e ai nipoti?
Che ne sarà
della saggezza
che hanno
raccolto
negli anni
e ricevuto
anche loro
dai padri
e dai nonni?
Fragili
catene
di vite
tranciate
per molti
per sempre

NIPOTI

Orfani
di nonni
scomparsi
(chi glielo
dirà?)
o rinchiusi
al sicuro
– si spera –
nelle loro
dimore.
Costretti
agli arresti
domiciliari
nella primavera
che esplode,
cosa faranno
i tanti nipoti
ritornati
d’un tratto
a viver
soltanto
da figli?
Basterà
loro
una videochiamata
ogni tanto,
oppure
ogni giorno
che ci dona
la vita,
per ritrovare
le coccole
e le merende
sognate?
Chi
narrerà
loro
le storie
d’un tempo
e saprà
consolarne
i capricci?
Quanto
amore
si è perso
e si perde
nella distanza
dei volti.
E cosa sarà
quando molto,
se non tutto,
non tornerà
più
come prima?

MERCATO (DI NEMBRO)

Stan facendo
di tutto
per riaprire
i negozi
e le fabbriche.
Il Paese
si è già
fermato
abbastanza,
urlano
in troppi
sputando
sentenze.
Non possiamo
permetterci
di non far
ripartire
il Mercato,
nostro
solo
Signore
e nostra
sola
Salvezza.
Altrimenti
la strage
che farà
la ripresa
sarà peggio
di quella
del virus.
Poco
importa
se il business
vincerà
sulla sicurezza.
Son le leggi
dell’economia,
miei cari,
che i fatti
non posson
smentire.
A Nembro
il quattro
di marzo
han tenuto
lo stesso
il mercato.
E la merce
più
di tutte
comprata
è stata
la morte