Contro il Remigration Summit, oltre 70 realtà in piazza il 17 maggio a Milano

Milano – Oltre 70 realtà associative, sindacali e partitiche hanno aderito alla manifestazione che si terrà sabato 17 maggio alle ore 14:30 in Piazza San Babila, in risposta al Remigration Summit,
raduno internazionale promosso da esponenti dell’estrema destra europea.
Un evento che, dietro la formula del convegno, rilancia teorie pericolose e discriminatorie, come
quella della “remigrazione”, che prevede l’espulsione di migranti regolari e persino cittadini
italiani di seconda e terza generazione, ritenuti “non assimilabili” per via delle loro origini.
La mobilitazione nasce per difendere i principi costituzionali di uguaglianza, convivenza e
democrazia, e per ribadire che Milano non può essere vetrina dell’intolleranza. La città ha una
lunga storia di resistenza civile e antifascista e non può restare silente di fronte al tentativo di
normalizzare parole e pratiche che mettono in discussione i diritti fondamentali.
L’invito a partecipare alla manifestazione resta aperto: le realtà interessate possono scrivere a
stopremigrationsummit@gmail.com per aderire.
Appuntamento: sabato 17 maggio, ore 14:30, Piazza San Babila – Milano.

+Europa Milano
A.N.Amicizia ItaliaCuba Milano
ACLI
ActionAid
AGESCI Milano
Ambiente Diritti Uguaglianza Valle D’Aosta (ADU VDA)
ANPI Crescenzago
ANPI Milano
arci milano
Arci Riuso
Arcigay
Area Democratica Gauche Autonomiste
Associazione 99%
Associazione Eva
Associazione GenitoriAttivi ics. Italo Calvino Milano
Associazione Todo Cambia
Associazione USDLI – Unione Solidale Donne Latinoamericane in Italia
Azione
Casa Comune
Casa della Carità
CGIL Milano
CNCA Lombardia
Comunità curda
Comunità dei Russi Liberi
Comunità georgiana
Cooperativa DAR = Casa
Cooperativa il Melograno
Donne Democratiche di Milano Metropolitana
Europa Verde
GEV
Giovani Democratici della Lombardia
Giovani Democratici di Milano Metropolitana
Giovani Musulmani Italiani
Italia Viva
italiani senza cittadinanza
Libera
Link Milano
M5S
Mai più Lager – No ai CPR
Mamme per la pelle
Mediterranea
Milano Prossima
MInteGRA Mobilità Internazionale – Integrazione Sociale ETS
Movimento 5 Stelle Valle D’Aosta
Movimento Le Veglie Contro Le Morti in Mare
Naga
Oltre I Confini ODV
Open arms
Osservatorio democratico sulle nuove destre
PD Lombardia
PD Milano Metropolitana
Porti Aperti Milano
Possibile Milano
Refugees Welcome
RESQ
Rete della conoscenza Milano
Rete Scuole Senza Permesso
Rete Sostenere Riace
Rifondazione Comunista Valle D’Aosta
Risorgimento Socialista Valle D’Aosta
scuola Binari – centro Filippo Buonarroti
Scuola di formazione Antonio Caponnetto
SeaWatch
Sentinelli
Sezione ANPI Angelo Poletti e Caduti di Trenno
Sinistra Italiana Milano
Sinistra Ucraina
Terre des hommes
TİP – Partito dei Lavoratori di Turchia
UAMÏ
UDU – Unione degli universitari
UGS Lombardia
Unione degli studenti Milano
Unisì
Valle D’Aosta Aperta
Volt

La forza generativa dei legami: l’esperienza del lavoro in rete nel territorio di Sondrio

Partita dal contrasto ai processi di emarginazione negli anni ’80, Cooperativa Lotta è cresciuta, ha attraversato le sfide e le novità dei cambiamenti sociali e del welfare regionale e nazionale diventando una realtà multiforme che interviene nei settori delle dipendenze e consumi giovanili, salute mentale, disabilità, protagonismo giovanile, vulnerabilità sociale, maltrattamento, infanzia, immigrazione e tratta degli esseri umani, scuola, Hiv, penale minorile, esecuzione penale interna ed esterna.

Un piccolo raggio di sole cambia la temperatura e Giovanni se ne accorge subito. La notte è stata più fredda del solito. Con un po’ di resistenza si dirige verso il Drop-in. Non ci è mai stato. Gli è stato consigliato la sera prima da un ragazzo dei City Angels. Appena entra viene accolto da Patrick, l’operatore che gli offre un caffè e gli fa compilare diverse carte. Doccia calda. Maddalena, l’a.s. del Drop-in sente Margherita del Centro di Prima Accoglienza e fortunatamente c’è un posto. Questa sera si dorme al caldo.

Stazione di Sondrio, novembre, ore 16:30, 8 gradi celsius. Dal treno proveniente da Milano Centrale – perennemente in ritardo – scende Precious, 29 anni, nigeriana con la numerosa famiglia al seguito: Alvin di 3 anni, Melody di 5, Andrew di 6 e… un pancione di ormai 7 mesi. Precious si fa strada tra le persone che si accalcano per salire controllando a fatica i bimbi, rapiti dalla curiosità. Tre giorni dopo il telefono di Graziella (operatrice di Cooperativa Lotta) squilla. È l’assistente sociale del Comune di Sondrio, che le comunica di avere un caso da presentarle, e le chiede se sia possibile fare una valutazione come ente anti tratta. In pochi minuti racconta di Precious, arrivata in un pomeriggio autunnale a Sondrio.

La donna con i figli si è presentata in Questura per chiedere aiuto: non ha residenza in Italia, non sa dove dormire e cosa dare da mangiare ai suoi bambini, ha speso i suoi ultimi soldi per fuggire dalla Spagna e da un marito violento per tornare dopo molti anni in Italia, luogo dello sbarco e della richiesta di asilo. Dopo accesso in Pronto Soccorso per un piccolo problema del figlio piccolo, la famiglia è stata ospitata in via emergenziale presso un albergo. Claudia, l’assistente sociale, mi dice che una rete di aiuto sta iniziando a muoversi: la Croce Rossa sta provvedendo alla consegna dei pasti mentre il Centro Aiuto alla Vita fornisce i pannolini. I bisogni sono molti ma urgente è la necessità di ascolto per poter capire come aiutare al meglio queste persone. Iniziano quindi una serie di colloqui con Precious, emergono molte cose: un’infanzia disperata e interrotta, un viaggio dove viene venduta e sfruttata sessualmente…

La rete si allarga: Precious e i bambini conoscono la mensa sociale Immensa della città. Nasce il quarto figlio, la donna e i figli entrano in accoglienza di housing sociale, il progetto anti tratta la tiene agganciata territorialmente e continua il lavoro condiviso dell’équipe allargata in rete.

“Caffè?”

Max si avvicina al “ragazzo” brizzolato che da qualche giorno gira attorno alla stazione ma che non ha mai incontrato nelle uscite con l’Unità Mobile. Andrea non è di tante parole ma con il passare dei giorni si apre. È tornato in valle dopo anni di eccessi con alcool e sostanze. Poi la forte depressione…

Pronto, Giuliana? C’è un posto al container della Croce Rossa? C’è un ragazzo che avrebbe bisogno per qualche giorno perché vive in strada”.

Andrea è molto preoccupato perché non riesce a trovare un lavoro. Max lo accompagna al Centro Servizi Contrasto Povertà e qui le operatrici lo aiutano ad individuare un’offerta di lavoro che potrebbe fare al caso suo. Andrea non esita: invia il curriculum e dopo alcuni giorni inizia un lavoro… Andrea sa che il percorso sarà in salita ma sa anche che potrà frequentare il Drop-in quando ne sentirà il bisogno e potrà rivolgersi all’assistente sociale dell’Ufficio di Piano che ha conosciuto negli ultimi mesi. Sa di non essere solo.

Negli ultimi anni il territorio dell’Ambito di Sondrio e in particolare del Comune ha visto aumentare il numero di situazioni di emarginazione che necessitano di attenzione e cura. Parallelamente – grazie anche alla specificità territoriale – si è creato un sistema in cui le collaborazioni e gli scambi tra organizzazioni che si occupano delle povertà, risulta quotidiano, seppure necessita sempre di coordinamento e continua manutenzione affinché le azioni messe in campo siano continuative ed efficaci. Grazie alle risorse del PrInS – Progetti Intervento Sociale (risorse PON iniziativa REACT-EU) le realtà dell’ambito hanno lavorato alla costituzione di un Centro Servizi per il Contrasto alle Povertà. Le organizzazioni che lavorano sui temi della marginalità si stanno trovando con regolarità per costruire interventi che vanno oltre l’emergenza e si stanno organizzando in sottosistemi reticolari che si occupano delle varie necessità (alimentari, relazionali, sanitarie, grave emarginazione). Si sta implementando un sistema strutturato che collabora nella programmazione condivisa di servizi rivolti alla grave marginalità in modo integrato. Sul territorio si è sviluppato un sistema coeso e integrato tra sociale e socio-sanitario e tra pubblico e privato sociale. Enti, Cooperative e Associazioni stanno contribuendo, con azioni che permettono di mappare il fenomeno, sperimentare un sistema di pronto intervento sociale di aggancio di persone con problematicità diversificate per poi avviare interventi di presa in carico integrato tra vari soggetti.

Il lavoro da fare è ancora molto ma grazie alla fitta rete territoriale e alle alleanze costruite si sta facilitando le relazioni tra utenza/servizi/opportunità del territorio agevolando la gestione delle situazioni critiche, favorendo la circolarità delle informazioni tra gli enti ed evitando la duplicazione di interventi. Seppur la sfida sia sempre più impegnativa, ci si adopera quotidianamente nella lotta contro le emarginazioni.

I salari da fame colpiscono duramente il mondo del sociale

Il disastro dei salari italiani (-8,7% dal 2008) fotografato da ultimo dall’Organizzazione internazionale del lavoro riguarda da vicino il mondo del sociale e dell’inclusione del nostro Paese.

“I dati diffusi dall’Ilo mostrano il vero volto delle politiche economiche dei governi degli ultimi vent’anni -osserva Paolo Cattaneo, presidente del CNCA Lombardia-: l’accanimento contro la povertà mentre si premia chi sta già meglio”.

Il CNCA Lombardia richiama l’attenzione su un aspetto centrale che tocca la vita di milioni di persone, ovvero il riconoscimento della dignità delle professioni del mondo del sociale, dalla cura all’inclusione. Una partita che riguarda sì il piano nazionale ma anche quello locale, come dimostra il caso “emblematico” di Milano.

“Il contratto collettivo nazionale delle cooperative sociali è stato appena rinnovato e scadrà già a dicembre -riprende Cattaneo-. È stato riconosciuto un aumento del 13% ma ciò nonostante rimaniamo lontanissimi dagli standard europei. E questo incremento virtuale in busta paga già divorato dall’inflazione non è minimamente sufficiente per affrontare i costi proibitivi di una città come Milano”.

Pagare poco chi si occupa di servizi essenziali in contesti problematici -dalle comunità territoriali alle famiglie in difficoltà, fino all’accoglienza delle persone straniere- significa indebolire il tessuto sociale del Paese.

“Al Comune di Milano chiediamo da tempo un adeguamento contrattuale ma non è mai stata data una risposta positiva”, continua Cattaneo.

I numeri sono chiari: “Oggi nel mondo del sociale si può lavorare a tempo pieno per 38 ore settimanali e guadagnare 1.300 euro al mese. Con salari di questo tipo è naturale che in tanti optino per ridurre il tempo del lavoro per aggiungere una seconda occupazione o riappropriarsi del proprio tempo libero”. Dal suo osservatorio privilegiato il CNCA osserva picchi di ricorso al tempo parziale tra il 50 e l’85%. 

È anche così che si sfilaccia il tessuto sociale, culturale e politico in senso alto di una comunità. “I salari da fame nel sociale si accompagnano a una lunga stagione di odio e tempesta seminati contro gli ultimi, gli stranieri, coloro che vengono etichettati come i ‘devianti’. È difficilissimo per chi semina vicinanza e inclusione resistere. Si tratta di una battaglia che non possiamo condurre da soli”.

Ecco perché con la pubblicazione dei dati dell’Ilo il CNCA Lombardia torna a chiedere una risposta al Comune di Milano rispetto all’adeguamento delle remunerazioni e al Parlamento un intervento deciso a riconoscere la dignità del lavoro sociale.

📸 Serena Koi

Quanto basta per Vera

QuBì è un progetto per l’attivazione di reti territoriali di prossimità a sostegno delle famiglie povere con figli minorenni, nato a fine del 2018 in 23 quartieri periferici di Milano.

Le reti QuBì sono state finanziate per cinque anni da diverse Fondazioni, principalmente da Cariplo e Vismara. Dato il successo dell’esperienza, il Comune di Milano ha scelto di subentrare alle Fondazioni nel rapporto con le reti QuBì ormai consolidate ed ha avviato una co-progettazione per implementare questa esperienza, traghettandola dalla dimensione dei quartieri a quella dei Municipi cittadini.

La Cooperativa Sociale Diapason, da sempre attiva nel territorio del Municipio 9, è stata per cinque anni referente della Rete QuBì di Niguarda, attualmente è capofila della rete QuBì del Municipio 9. La storia che raccontiamo è solo un esempio di quello che può fare una rete di prossimità per migliorare i percorsi di vita delle persone in difficoltà.

La storia di Vera

Quando Vera arriva in Italia dalla Colombia nel 2016 è incinta, la sua speranza è di trovare una casa e un lavoro, così che suo marito Carlos e Kevin, il figlio di lui, possano raggiungerla al più presto. Vera ha un foglietto con le indicazioni: si tratta di una mappa per raggiungere Jenny, un’amica disposta ad ospitarla per un paio di settimane, che la mette in contatto con il Centro d’Ascolto della Parrocchia del suo quartiere.

Qui conosce Betta, una volontaria che le dà una mano a trovare subito lavoro come badante a casa di un anziano e le fornisce per i primi tempi un aiuto molto concreto. L’anziano presso cui Vera inizia a lavorare si chiama Mario e si trova bene con lei, perché si prende cura di lui e gli fa compagnia. Anche Vera si trova bene con Mario, perché lui le dà un tetto e un lavoro, ma soprattutto la tratta bene.

Dopo i primi mesi Carlos arriva a Milano insieme al figlio Kevin e poco dopo Carlos, Vera e Kevin vanno a vivere insieme in una stanza presso un connazionale. Nello stesso periodo nasce Jessica, ma le cose col marito non si mettono bene: quando litigano lui diventa aggressivo e anche il rapporto con Kevin è difficile, lui è ormai grande, la conosce poco e non la rispetta.

In breve tempo Vera si separa e rimane sola con la bambina; fortunatamente c’è Mario che può ospitare lei e Jessica. Tra loro tre si stabilisce un buon rapporto, Mario, Vera e la figlia sperimentano un periodo di serenità, Mario è accudito e non si sente più solo, Vera e Jessica si sentono accolte e al sicuro.

Mario, seppur non vecchissimo, è molto malato e viene a mancare nel giugno del 2022. A questo punto il periodo fortunato si interrompe nuovamente.

Subito dopo il funerale Vera viene cacciata di casa dai parenti di Mario, che la lasciano senza un tetto e non le riconoscono nemmeno una liquidazione. Vera e la bambina vagano, ospiti temporanee di conoscenti, ma non c’è spazio per loro, al punto che finiscono a dormire in una tenda canadese sul balcone di un lontano parente, che non permette loro nemmeno l’uso del bagno.

La vita si fa dura per Vera che si arrangia come può e lava la biancheria nei bagni dei bar del quartiere; in questo momento così difficile, senza casa e senza lavoro, con una neonata da crescere, Vera chiede nuovamente aiuto a Betta del Centro d’Ascolto, che per prima cosa le offre un sostegno alimentare ed economico, poi la mette in contatto con la rete QuBì del suo quartiere e con il Servizio Sociale.

La fortuna di incontrare QuBì

La rete QuBì del territorio offre a Vera un sostegno attraverso le diverse competenze: i Custodi Sociali come sempre mettono in campo tutte le proprie conoscenze, per un caso fortunato le trovano una soluzione abitativa temporanea nell’appartamento di un Parroco disponibile in un territorio limitrofo, in questo modo Vera trova una casa senza dover subito pagare l’affitto.

Contemporaneamente, la rete di prossimità di Associazione Ipazia viene a conoscenza della situazione e per prima cosa accoglie Jessica nel Coro, poi attraverso i propri volontari offre a Vera due contratti di lavoro per un impegno complessivo di 25 ore settimanali che le permettono di rinnovare il permesso di soggiorno.

L’Operatrice di Prossimità integra gli aiuti con le risorse del progetto, offre cure dentistiche e visite mediche per Jessica, infine attraverso il Fondo di Quartiere la bambina viene iscritta alle attività estive di nuoto: chi la conosce dice che per lei è una grande gioia.

Betta nel frattempo ha ottenuto per Vera un gratuito patrocinio per far causa alla famiglia dell’anziano da cui lavorava: da poco Vera ha vinto la causa! La famiglia le deve 13.000 € che verranno versati in rate da 400 €.

Per completare il quadro, dobbiamo aggiungere che Jessica ha molte difficoltà di apprendimento, la valutazione della UONPIA sarà comunicata a giorni alle insegnanti della bambina, la piccola parla male mischiando diverse lingue e dialetti ed è così in difficoltà che non è sufficiente farla partecipare a un normale doposcuola. Vera si trova inoltre in difficoltà ad organizzarsi per lavorare quando la figlia è a casa da scuola per malattia o per le festività: anche in questo caso gli aiuti per ora sono arrivati casualmente (e magicamente!) da persone della rete, ma non è garantito che si potrà sempre trovare una soluzione…  Vera sta riprendendo i contatti con Carlos, le operatrici la spingono a chiedergli di assumersi la propria parte di responsabilità per sostenere la figlia.

La situazione di Vera non è del tutto risolta, ma grazie alla rete è stato tracciato un sentiero percorribile.  Vera e la figlia hanno incontrato persone capaci di utilizzare la rete e le risorse del territorio per prendersi cura di loro, e questo è il successo di QuBì.

“Sei la mia città”, la campagna sul diritto alla residenza a Milano

Sono oltre ottanta le sigle che promuovono l’appello “Sei la mia città” per l’estensione del diritto alla residenza nel capoluogo lombardo. Nell’appello si chiede al Sindaco Beppe Sala e alla Giunta del Comune di Milano una deroga all’articolo 5 della legge Renzi-Lupi, che ha condannato alla precarietà una vasta platea di abitanti. 

Tra gli aderenti alla campagna sindacati del lavoro, sindacati inquilini, comitati di quartiere, reti cittadine, cooperative, ong, organizzazioni studentesche, spazi sociali, associazioni civiche, collettivi.

A Roma, Palermo e Torino sono state già approvate deroghe all’articolo 5 della legge Renzi-Lupi. Pensiamo, come realtà sociali metropolitane, sia giunto il momento che anche l’amministrazione milanese orienti le proprie politiche ad una maggiore giustizia sociale, per una città più inclusiva, accessibile e accogliente.

“Riteniamo che sia arrivato il momento di riconoscere l’iscrizione anagrafica a tutte le persone che abitano stabilmente a Milano, a cui spetta la residenza ordinaria, come previsto dalla Costituzione Italiana. È necessario, tuttavia, mantenere, per tutte quelle persone che si trovino effettivamente “senza fissa dimora”, la residenza fittizia per garantire loro, in tempi celeri, tutti i diritti previsti dalla procedura”.

“Il diritto alla residenza concorre a definire l’identità di una persona e di una famiglia, la inserisce in un contesto sociale, relazionale, umano. Al diritto alla residenza sono collegati tutta una serie di diritti e di possibilità di accesso ai servizi che ben vengono illustrati nel secondo paragrafo dell’appello e nei successivi passaggi -aggiunge Paolo Cattaneo, presidente del CNCA Lombardia-. È un diritto che reclamiamo per i senza dimora e  per i migranti, tanto visibili quanto ‘fastidiosi’ per la nostra città, ma anche per tutte quelle famiglie che, invisibili e silenziose, sono costrette a vivere in situazioni fuori norma e così fuori norma diviene tutta la loro vita, anche quella dei loro figli e delle loro figlie. Per tutto questo e altro ancora ci siamo trovati con decine e decine di amici e compagni di strada, con cittadini, associazioni, cooperative, sindacati, gruppi spontanei e comitati. Sono le reali antenne nella città, i soggetti che più e prima di chiunque altro colgono le questioni nella loro spietatezza e, in forza dell’articolo 18 della Costituzione, si associano per cercare soluzioni e per sollecitare le istituzioni. Istituzioni a cui chiediamo di comprendere quanto sia necessario fare un passo avanti, deciso, cogliendo l’appello e l’invito a costruire insieme le necessarie risposte”.

“Sei la mia città” racconterà nelle prossime settimane il peso che hanno i diritti negati, attraverso la voce e i volti di persone reali che abitano a Milano, con un nome e un cognome, una storia, persone che possiamo incontrare tutti i giorni per strada, sui mezzi pubblici, al lavoro, a scuola. 
Attraverso questa campagna vogliamo aprire un dialogo costruttivo e proficuo con le istituzioni, per affermare con forza l’idea di una  città solidale, insieme ad un principio basilare a noi caro: l’inclusione e la coesione sociale passano necessariamente dal riconoscimento dei diritti sociali e civili e non da forme repressive o discriminatorie. 

“Sei la mia città” nasce come declinazione locale di una campagna promossa dal Social Forum dell’Abitare, la rete nazionale del diritto alla casa, e sull’impulso di ONG e associazioni del territorio che hanno coordinato e stimolato il superamento del quadro normativo sulla residenza, insieme ad Enrico Gargiulo, uno dei massimi esperti del tema, professore dell’Università degli Studi di Bologna, che ci ha coadiuvato nella stesura dell’appello, appello che alleghiamo insieme alla lista delle organizzazioni che lo sottoscrivono.

PER INFORMAZIONI

  • CNCA Lombardia • Paolo Cattaneo • 340 4530739
  • ARCI LATO B • Davide Vismara • 331 1038985
  • CASA DELLA CARITÀ • Valentina Rigoldi • 344 0674986
  • CHIEDIAMO CASA • Angelo Junior Avelli • 345 3141883
  • EMERGENCY ONG ONLUS • Alessandra Vardaro • 338 7236793

Capitale umano e capacità di costruire legami con le comunità: quando i bandi degli enti pubblici non ne riconoscono il valore

È stato assestato un duro colpo alla cooperazione sociale cremonese coinvolta nella gestione del servizio di educativa scolastica, nello specifico di assistenza a minori e giovani con disabilità che, dopo dieci anni viene rilevato da una cooperativa estranea al territorio. L’aggiudicazione del bando di gara indetto dal Comune di Cremona è avvenuta con uno scarto minimo, riconducibile esclusivamente ad una proposta economica più bassa rispetto alle cooperative locali, che da anni gestiscono un servizio in cui il rapporto interpersonale è determinante.

Nella complessiva valutazione tecnico/economica il riconoscimento delle competenze delle cooperative del territorio, in particolare quelle relative alla capacità di fare sistema e di costruire legami con le comunità e le loro organizzazioni, sono passate in secondo piano.

La compagine delle cooperative cremonesi, aggregate da dieci anni in una stabile alleanza finalizzata alla progettazione e realizzazione di un sistema di azioni e di interventi per minori ben radicati sul territorio, è pervasa da una forte preoccupazione.

Gli investimenti di questi anni rivolti allo sviluppo di una filiera di servizi, che vanno dalla scuola all’inserimento lavorativo, di cui il Saap è uno snodo centrale, rischiano di venire depotenziati. Questo va a discapito dei percorsi di vita delle persone disabili in una fase, quella scolastica, molto delicata, con l’aggravante di un cambiamento drastico in corso d’anno educativo.

I percorsi di vita penalizzati da azioni come questa non sono solo quelli degli utenti, ma anche quelli dei lavoratori della cooperazione sociale che rischiano di non veder riconosciuto il loro valore in termini di capitale umano.

📸 freepik

Resisti all’individualismo dilagante, fai il servizio civile con il CNCA!

Cominciamo dalle informazioni: entro il 18 febbraio 2025, alle 14:00, ci si candida per il Servizio Civile. 9 organizzazioni aderenti al Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti Lombardia mettono a disposizione 75 posti per giovani dai 18 ai 28 anni che vogliono vivere un anno di impegno contro l’individualismo dilagante.

Sul sito del CNCA nazionale trovate tutti le informazioni sul servizio civile: chi può presentare la domanda, l’indennità economica di 507,3 € mensili, le modalità per presentare la domanda (serve lo SPID con le credenziali di livello di sicurezza 2).

Lì ci sono anche tutti i programmi e i relativi progetti, ma per comodità abbiamo isolato in questo post programmi e progetti lombardi.

Programma: “Nobody Left Behind_24”

Programma a titolarità CNCA, in coprogrammazione con CESC Project

PROGETTI a titolarità CNCA:

1. Accompagnatori di storie. Risorse e competenze per la crescita di minori e famiglie

Progetto in ambito assistenziale volto a contrastare le condizioni di disagio o di esclusione sociale di minorenni e delle loro famiglie.

Posti disponibili in Lombardia: 14

Organizzazioni lombarde coinvolte: Fondazione Somaschi, Comunità Nuova, Coop. Soc. COMIN, Diapason Coop. Soc., Azione Solidale e Fondazione Arché.

2. Sostegno all’apprendimento e sviluppo di competenze per contrastare l’abbandono scolastico

Progetto in ambito educativo e promozione culturale per il sostegno all’apprendimento, lo sviluppo di competenze trasversali e il contrasto all’abbandono scolastico

Posti disponibili in Lombardia: 4

Organizzazioni lombarde coinvolte: Comunità Nuova, Diapason Coop. Soc..

Programma: “2024 IMMAGINABILI RISORSE”

Programma a titolarità CESC Project, CNCA coprogrammante

PROGETTI a titolarità CNCA:

1. Adulti ProbAbili. Autonomia e life skills per le persone in condizione di disabilità

Progetto in ambito assistenziale per lo sviluppo dell’autonomia e dell’inclusione sociale delle persone in condizione di disabilità

Posti disponibili in Lombardia: 4

Organizzazioni lombarde coinvolte: Coop. Soc. COMIN, Coop. Soc. Lotta Contro l’Emarginazione, Diapason Coop. Soc..

2. Minori ProbAbili. Sostegno alle competenze dei minorenni in condizione di disabilità o con bisogni educativi speciali

Progetto in ambito educativo e di promozione culturale per sviluppo dell’autonomia e dell’inclusione sociale di minorenni in condizione di disabilità o con bisogni educativi speciali

Posto disponibile in Lombardia: 1

Organizzazione del CNCA Lombardia coinvolta: Fondazione Arché.

Programma: “Connessione e resilienza: un ponte per rafforzare le comunità”

Programma a titolarità Acque correnti. CNCA ente coprogrammante

PROGETTO a titolarità CNCA:

Comunità accoglienti e solidali

Progetto in ambito assistenza e promozione di condizioni per lo sviluppo di percorsi di contrasto ai processi di marginalizzazione di giovani e adulti

Posti disponibili in Lombardia: 9

Organizzazioni del CNCA Lombardia coinvolte: Coop. Soc. Il Calabrone, Coop. Soc. Lotta Contro l’Emarginazione, Fondazione Somaschi, Comunità Nuova, Azione Solidale e Fondazione Arché.

Programma: “RAMMENDI Tessere Comunità Educanti”

Programma a titolarità Legacoop. CNCA ente coprogrammante

PROGETTO a titolarità CNCA:

Donna, Vita, Libertà

Progetto in ambito assistenza per il contrasto della violenza e la protezione di donne e madri con minori.

Posti disponibili in Lombardia: 17

Organizzazioni del CNCA Lombardia coinvolte: Coop. Soc. Lotta Contro l’Emarginazione, Fondazione Somaschi, Comunità Nuova, Coop. Soc. Contina e Fondazione Arché.

Programma: “Salute e benessere per tutti_24”

Programma a titolarità CNCA, in coprogrammazione con Acque correnti

PROGETTO a titolarità Acque correnti in coprogettazione con CNCA:

1. Indipendenze culturali. Prevenire e gestire i rischi delle dipendenze nei minorenni

Progetto in ambito di educazione e promozione culturale per la prevenzione dei rischi di dipendenza nel consumo e abuso di sostanze nei minorenni e età giovani.

Posti disponibili in Lombardia: 3

Organizzazioni del CNCA Lombardia coinvolte: Coop. Soc. Il Calabrone, Coop. Soc. Lotta Contro l’Emarginazione e Fondazione Arché.

PROGETTO a titolarità CNCA:

2. Principi attivi di salute. Percorsi di sostegno e cura per persone che usano droghe

Progetto in ambito di assistenza per la prevenzione e cura di persone che usano droghe con problemi di dipendenza da alcool e gioco d’azzardo.

Posti disponibili in Lombardia: 14

Organizzazioni del CNCA Lombardia coinvolte: Coop. Soc. Contina, Coop. Soc. Lotta Contro l’Emarginazione, Fondazione Somaschi e Comunità Nuova.

Programma: “Diritti all’educazione, diretti al futuro-Lombardia”

Programma a titolarità Caritas Italia

PROGETTI a titolarità Caritas. CNCA ente coprogettante:

1. Voce del verbo esprimere-Milano

Progetto in ambito educazione e promozione e di animazione culturale a favore di minori di età e giovani.

Posti disponibili in Lombardia: 1

Organizzazione del CNCA Lombardia coinvolta: Fondazione Arché.

2. Voce del verbo crescere-Milano

Progetto in ambito di assistenza volto a contrastare condizioni di disagio ed esclusione sociale di minorenni di età e giovani.

Posti disponibili in Lombardia: 4

Organizzazione del CNCA Lombardia coinvolta: Fondazione Arché.

Programma: “Gli ultimi della fila_Italia”

Programma a titolarità Caritas Italia

PROGETTO a titolarità Caritas. CNCA ente coprogettante:

Voce del verbo comunicare-Milano

Progetto in ambito educazione e promozione e di animazione culturale a favore di minori di età e giovani.

Posti disponibili in Lombardia: 1

Organizzazione del CNCA Lombardia coinvolta: Fondazione Arché.

Sì, vabbeh, ma come faccio a sapere chi siete e cosa farei in un anno di servizio civile?

Corretto: contatta i referenti del servizio civile delle singole organizzazioni, parlaci un po’ e provate a capire insieme se è una scelta che può fare al caso tuo. Per facilitarti il tutto ecco le pagine delle diverse organizzazioni che trattano il servizio civile:

E se non avessi l’età per fare il servizio civile, ma volessi dare una mano a resistere all’individualismo straripante, magari conosci qualcuno che può essere interessat* e puoi inoltrare questa notizia. Magari. 🙂

La giustizia minorile è in crisi e Regione Lombardia punta sull’apertura di “piccoli manicomi”

A un anno dalla conversione in legge del “Decreto Caivano” si misurano gli effetti deleteri dell’aumento al ricorso alla carcerazione e al sovraffollamento negli Istituti penali minorili. “La soluzione non è creare piccoli manicomi”, denuncia il Cnca Lombardia.

La giustizia minorile lombarda è in un momento estremamente complicato e paga lo scotto degli effetti del cosiddetto “Decreto Caivano” convertito in legge esattamente un anno fa.

Per contrastare questa situazione sarebbe utile incentivare la rete di comunità educative ad aumentare la disponibilità ad accogliere giovani autori di reato.

Regione Lombardia punta invece sull’apertura di 3 comunità che ospiteranno ciascuna 12 giovani tutti sottoposti a misure penali e tutti portatori di problemi di malattia mentale!

“Così si mortifica un sistema che è considerato il più avanzato a livello internazionale, condannandolo a una pericolosa involuzione”. È la denuncia del Coordinamento nazionale comunità accoglienti (Cnca) della Lombardia, che si appella alle istituzioni regionali e nazionali affinché rimettano al centro delle politiche il recupero dei giovanissimi autori di reato, tenendo insieme il contenimento della pericolosità sociale.

“Per almeno 30 anni nel nostro Paese abbiamo raccolto risultati straordinari nella sfera della giustizia minorile -spiega Paolo Tartaglione, responsabile della cooperativa sociale Arimo e membro del Cnca Lombardia- e lo abbiamo fatto seguendo tre principi: privilegiare la riduzione della recidiva rispetto agli aspetti sanzionatori dell’intervento penale minorile, intervenire sui bisogni che stanno alla base della commissione di reato da parte dei minorenni, responsabilizzare il/la giovane in ogni momento della misura penale minorile”.

Il sistema, però, ha ingranato la retromarcia. I minorenni autori di reato vengono sempre più visti e trattati come adulti e gli Istituti penali minorili, che la Legge del 1988 ritiene debbano essere utilizzati solo a fronte di “insopprimibili esigenze di difesa sociale”, sono sempre più affollati. “Il tasso di saturazione media è pari al 110%, ma alcuni istituti raggiungono anche il 180%”, continua Tartaglione.

📸 Matteo Paciotti – Immagine dell’ex ospedale psichiatrico di Mombello (MB) “G. Antonini”

I recenti provvedimenti legislativi riducono la possibilità di utilizzare lo strumento della messa alla prova, aumentano il ricorso alla carcerazione, reintroducono l’utilizzo delle divise negli istituti penali, cancellano le progettualità e così la gestione degli Istituti è privata anche delle minime prospettive. “Così si apre la strada a nuova violenza e nuovi reati”, denuncia Tartaglione, che fa notare come mostrare la “faccia cattiva” sia di fatto controproducente. “Se andiamo a sollecitare un adolescente ponendoci come guardie e ladri ci mettiamo sul suo terreno preferito. Ed è un terreno sul quale i ragazzi si ritrovano spinti a schierarsi fin dall’ingresso in carcere, sabotando così la possibilità di una messa in discussione e distogliendo lo sguardo dagli obiettivi per il futuro “.

In Lombardia, dove la relazione con le comunità di accoglienza ha sempre dato buoni frutti, la situazione è particolarmente critica. Da qualche anno le comunità che storicamente accoglievano tanti autori di reato sono infatti entrate in crisi, soprattutto per la carenza di disponibilità di personale. Molte hanno chiuso. È una crisi generale che investe le professioni di cura (educatori, infermieri, assistenti sociali) ed è particolarmente estrema nei servizi di comunità e ancor di più per le comunità che si occupano di adolescenti e autori di reato.

“Le comunità che non hanno chiuso hanno comunque ridotto la disponibilità ad accogliere autori di reato -segnala Tartaglione- proprio per il pericolo di gestire casi esplosivi senza poter dimettere i giovani in caso di agiti che espongano a gravi rischi ospiti e operatori”.

“È necessario e urgente – aggiunge Tartaglione – un confronto improntato alla massima collaborazione tra tribunale per i minorenni, centro per la giustizia minorile e comunità lombarde per comprendere le motivazioni che hanno portato queste ultime a ridurre la disponibilità ad accogliere giovani autori di reato, e mettere in atto ogni azione possibile per invertire la tendenza, e garantire così ai giovani di essere accolti in contesti educativi di qualità, e improntati al cambiamento”.

Invece Regione Lombardia ha indetto nell’agosto di quest’anno una manifestazione di interesse per aprire tre comunità che secondo Cnca rappresentano un deciso passo indietro nella cultura penale minorile!

Comunità pensate esclusivamente per autori di reato con problemi di salute mentale. Una cosa che la Legge penale minorile vietava. “Non sono comunità gestibili con criteri educativi -denuncia Tartaglione- ma con un pesantissimo contenimento di fatto farmacologico. È un piccolo carcere, un piccolo manicomio”. Il Cnca Lombardia da tempo chiede invece di sedersi a un tavolo con le istituzioni coinvolte -dalla Regione al Tribunale per i minorenni, passando per le comunità di accoglienza- per capire come affrontare la situazione. Senza scadere in sperimentazioni che mortificano l’eredità di Franco Basaglia.

La Milano sociale per il Leoncavallo

Cnca Lombardia e Camera del lavoro promuovono un appello tra associazioni, cooperative sociali, servizi pubblici, spazi culturali e artistici, realtà del privato sociale e della cittadinanza attiva, forze sindacali e del mondo del lavoro che ritengano importante che il Comune di Milano si attivi concretamente per supportare il Leoncavallo attualmente a serio rischio di sfratto.

Presidio del 10 dicembre 2024

A Milano molte cose funzionano e molte altre potrebbero andare meglio. Spesso la nostra città è raccontata come ricca di opportunità lavorative, ma noi sappiamo che in tante e tanti vivono in condizioni di povertà, precarietà e difficoltà a raggiungere la fine del mese.

Milano è portata come esempio di città dalla grande offerta culturale, ma noi sappiamo che molto spesso tantissime piccole realtà che promuovono percorsi culturali importanti, soprattutto nelle periferie, lo fanno tra mille difficoltà e con pochissimo aiuto e supporto. 

Diversi quartieri di Milano sono ormai da tempo riferimenti importanti per la vitalità aggregativa, per la grande quantità di luoghi di incontro, socialità, musica, divertimento, ma noi sappiamo che ci sono tantissimi quartieri in cui gli spazi di aggregazione mancano completamente e quei pochi che vi sono esistono grazie all’impegno di operatori, volontari, attivisti che li animano con passione e fatica.

Milano è una città che sempre più spesso viene scelta, anche a livello internazionale, come luogo moderno ed europeo dove vivere, ma noi sappiamo che parti importanti della popolazione cittadina fanno sempre più fatica a potersi permettere una casa dignitosa a un prezzo compatibile con stipendi bassi che non crescono.

Questi sono solo alcuni esempi di un territorio che ormai contiene come minimo due storie, due narrazioni, due facce: una che corre e una che arranca, una che risplende e una nell’ombra, una che vive senza pensieri e una che ha mille preoccupazioni.

Noi sappiamo tutto ciò perché, come operatori e operatrici sociali e culturali, come educatori, educatrici, professioniste e professionisti di servizi pubblici e del privato sociale, come volontari e volontarie di associazioni e comitati, come attivisti e attiviste di realtà di base, come sindacaliste e sindacalisti di tante categorie e realtà lavorative ci confrontiamo quotidianamente con entrambe le facce di questa città, perché spesso siamo parte importante delle cose più belle e significative che la abitano e al contempo siamo sempre concretamente in campo per contrastare e affrontare i problemi e le difficoltà di tante e tanti, compresi gli eventuali fallimenti di quanto tutti assieme cerchiamo di fare.

In questo “noi” in cui ci riconosciamo da tantissimo tempo fa parte anche il Leoncavallo, con una storia e un presente importante che hanno reso ormai da tempo questo luogo, le associazioni e le realtà che lo animano, un punto di riferimento imprescindibile della nostra città. 

Per questi motivi a partire da oggi, 10 dicembre 2024, da questo presidio che si è tenuto davanti al Leoncavallo, crediamo fondamentale che l’amministrazione comunale, a cominciare dal sindaco Sala e in tutte le sue componenti di Giunta e Consiglio, si attivi concretamente per impedire questo sfratto e per dar vita a soluzioni reali che non privino la nostra città di questa esperienza.

“Esortiamo il Comune a trovare una soluzione per dare continuità a una pratica dal basso importante per il territorio -conclude Paolo Cattaneo, presidente del Cnca Lombardia-. E rinnoviamo l’invito ad aderire alla campagna nello spirito per cui più saremo e più sarà facile far sentire la nostra voce”.

L’appello si può sottoscrivere a: milanoxleoncavallo@gmail.com

Il problema della casa a Milano investe anche il Terzo settore

Il problema della casa a Milano è drammatico e investe anche il lavoro degli operatori sociali del Terzo settore, mettendo in discussione percorsi di inclusione e integrazione. “Serve una risposta pubblica, sia da parte dello Stato sia da parte del Comune di Milano e della Città metropolitana”.

È l’appello che rilancia il Coordinamento nazionale comunità accoglienti (CNCA) della Lombardia.

“Con quasi 110mila abitazioni non occupate e un aumento molto significativo del numero di case utilizzate per turismo invece che per abitazione, non si può ridurre il problema a un semplice ‘fallimento del mercato’ legato alla carenza di offerta, come hanno fatto di recente Aspesi, Assimpredil Ance e Confindustria Assoimmobiliare”, spiega Vincenzo Salvi del Comitato abitare Via Padova e membro del Forum nazionale dell’abitare tra i cui promotori c’è anche il CNCA.

L’Istat ci dice infatti che Milano è la città metropolitana con il più alto numero di abitazioni recenti dopo il 2016. Ma la produzione di edilizia sociale e la tassazione sulla rendita fondiaria sono state bassissime.
“Le politiche pubbliche per la casa vanno riattivate a livello statale -continua Salvi-. Il 30% di chi non è proprietario di casa, a Milano così come a Bologna, a Firenze, a Torino o a Roma, è tagliato fuori”.

Senza la casa anche i progetti sociali rischiano di andare a sbattere. I prezzi fuori controllo e il predominio della rendita costringono ad esempio gli operatori del Terzo settore e inserire famiglie accompagnate in abitazioni dallo spazio insufficiente. “Quando si creano situazioni del genere -osserva Salvi- il lavoro di integrazione è un fallimento annunciato”.
Il CNCA si è attivato in questi anni per creare una rete del Terzo settore attenta al tema della casa. Da tempo lo stiamo ripetendo: attenzione perché la casa è centrale per qualsiasi tipo di accompagnamento sociale ed educativo. “Il patrimonio pubblico dovrebbe essere tutelato, non venduto o dismesso nella pancia di qualche fondo immobiliare speculativo, perché è l’unico calmiere dei prezzi di fatto”.

dalla pagina Facebook Abitare in Via Padova

Salvi evidenzia anche un cortocircuito che riguarda la rigenerazione urbana in atto a Milano. Un processo sulla carta estremamente positivo ma che presenta delle dinamiche preoccupanti. “Spesso come realtà del Terzo settore lavoriamo per la riqualificazione di quartieri degradati, dando vita a nuove piazze o a percorsi di pedonalizzazione. A livello cittadino vengono coinvolte associazioni e cittadini per favorire la dimensione e la possibilità di vivere insieme uno spazio della città. Poi però con queste attuali ‘regole’ di mercato tutto questo comporta un aumento dei valori delle case incontrollato. Con il paradossale risultato di espellere le fasce meno abbienti dai quartieri. Anche in periferia”.

Come intervenire? Puntando su maggiori requisiti di edilizia pubblica e sociale, e su maggiori prelievi sulla rendita per poter aumentare quantità e qualità degli alloggi sociali e dei servizi pubblici connessi.